Io devo dire una cosa, la cosa a cui tengo più di tutto. Mi sono sentito dire e ripetere per anni che il motivo per cui il Genoa andava male erano i tifosi. Troppo rabbiosi, rancorosi, livorosi. Un attaccamento troppo viscerale, un amore troppo soffocante. Questo impediva ai pur lungimiranti capitani di industria, da Fossati a Spinelli a Dalla Costa a Scerni a Preziosi di vincere qualcosa, di avere qualche soddisfazione sportiva. Colpa nostra, in ultimo.
Avremmo dovuto guardare e prendere esempio dall'altra parte del torrente, coi tifosi allegri, frizzanti, sempre pronti ad applaudire e far festa, mai a contestare, sempre tutto dentro le righe. Loro si che vincevano, merito di questo atteggiamento signorile.
Ecco, cari i miei soloni che pontificate sulla qualunque: potete andare a farvi fottere tutti quanti. E' bastato che il Genoa finisse in mano a gente, non dico seria, perché anche a 'sto giro ci siamo beccati la nostra bella dose di saltimbanchi e lestofanti, ma che per lo meno sapesse gestire una società di calcio con un minimo di grano salis e con un po' di attenzione per i tifosi, per avere lo stadio sempre esaurito, entusiasmo alle stelle. Mentre dall'altra parte affondano nella merda, loro col loro presumin e il loro stile de stocazzo.
Diciamolo, ad alta voce, quello che nessun giornalista ha il coraggio di dire pubblicamente. Se sono dentro questo pozzo di merda, è perché ci si sono tuffati di testa da soli. Ricapitolo la storia per i distratti. Il giovane Mantovani si trova ad un passo dalla C e da un probabile fallimento, in caso di retrocessione, vende la società ad un millantatore e truffatore ce si spaccia per sceicco (corsi e ricorsi) e il buon Duccio Garrone, amante du barbera avrebbero cantato i Trilli, si fa infinocchiare da un gruppo di suoi amici del circolo della scopa, e OBTORTO COLLO, rileva la società. Ci mette dentro milioni e milioni di euro della famiglia, la porta dall'orlo della C alla Champions e, per tutto ringraziamento, viene coperto di contumelie lui e soprattutto i figli di sua sorella, per la colpa di essere genoani. Duccio muore, la gestione passa ai figli, in particolare al figlio Edoardo, che si espone in prima persona (aveva già velleità politiche in Confindustria e la visibilità e il narcisismo aiutano). La goccia che fa traboccare il vaso uno dei fratelli di Edoardo che viene insolentito in tribuna, reo di avere il braccino corto (ogni anno pompano in Sampdoria 20-30 milioni, non avendo mai voluto investire nel calcio) e telefona a suo fratello Edoardo: o vendi al primo che passa o la mandi avanti coi soldi tuoi.
Il primo che passa è un saltimbanco romano di nome Massimo Ferrero, uno che non ha un euro bucato e vive di trovate e baracconate. Il calcio fa per lui! Il resto della storia è recente, con Ferrero non può che finire come è finita, con la squadra che rischia il fallimento e viene salvata da gente che pensa che fare calcio sia facile, col solito presumin che si vede che a Bogliasco se non ce l'hai non ti fanno entrare.
E la cosa meravigliosa è che questi ora vorrebbero che la famiglia Garrone ricominciasse a buttare nel Doria milioni e milioni, ma non per avere in cambio l'eterna gratitudine, ma perché glielo devono, non si capisce bene perché. Tutto è dovuto.
Bravi, continuate così, vedrete che il futuro vi riserverà altre gioie.
Questa è gente che ha vinto alla lotteria, per altro due volte di fila, ha buttato i soldi vinti nel fuoco e ora si incazza pure perché non vince ancora la terza volta. E manco se ne rendono conto quando lo dicono.
Tutto questo pistolotto per dire che ho goduto come una scimmia in un cargo di banane. E penso che l'estate sarà lunga. Lunga, lunga, lunga, lunga. Per gli altri.
Ad maiora!