Bortolazzi Edo, però ci sono anche gli avversari.
Ciao Borto.
Continuiamo a non capirci.
Io non critico l'impianto difensivo. Critico la mentalità che ti blocca mentalmente fino a quando becchi un gol. Una partita difensiva ha senso se dimostri di avere le armi (o la voglia) di andare a far male. Significa che, quando recuperi palla, provi ad aggredire l'avversario. I nostri, per 75 minuti, quando recuperavano palla cincischiavano come sempre, come se quello fosse l'obiettivo da raggiungere, si guardavano intorno per capire se tutti fossero al loro posto e se arrivavano sulla tre quarti l'idea era tornare indietro per non perdere il possesso.
Quello che tu scrivi era condivisibile (in parte) quando la situazione generale era ancora fluida. Io mi aspettavo da Gilardino un salto di mentalità visto che ci troviamo sull'orlo del burrone. Mentalità, oltre che meccanismo di gioco.
Invece, come al solito, si è aspettato di subire gol per liberare i giocatori inchiodati alle loro posizioni e provare ad andare a "determinare" e si è visto che, se ci metti la giusta aggressività, puoi fare male.
Vedo giocatori che, sullo 0-0, con la palla tra i piedi hanno l'istinto di fare la giocata ma si bloccano, come se fossero radiocomandati e allenati ad evitare l'aggressione. Giocatori che per istinto guadagnano dieci metri di campo, poi guardano la panchina e ritornano indietro a posizionarsi. Così nessuno tenta la giocata o detta un passaggio in profondità e oltre tutto il gioco della squadra diventa leggibile per gli avversari. Quando il gol subito li libera qualcosa si vede e si vede che l'inferiorità tecnica non impedisce di provare a fare male.
Ieri i ragazzi hanno giocato una grande partita ma con una remora mentale che per 75 minuti ne ha limitato la possibilità offensive.
Io aspettavo da Gilardino una svolta, ma non c'è stata. La scusa era quella degli assenti e del mercato. Una verità. Ma è altrettanto vero che 11 uomini in campo contro 11 avversari non partono battuti e non giocano inibiti in attesa del colpo di pistola alla nuca. Questa svolta oggi sarebbe già tardiva perché siamo alla vigilia di tre incontri delicati e difficili. Quelli facili per provare ad osare erano giusto Lazio e Fiorentina, dove non c'era niente da perdere.
Ora sono giunto alla conclusione che Gilardino quella svolta non l'ha data e probabilmente non sarà in grado di darla. È tardi ed è soprattutto mortale l'abbraccio tra Gilardino e i giocatori, che gli sono fedeli come cani ammaestrati e, dopo aver obbedito, si sentono giustificati qualunque sia il risultato.
Così la penso. Altri preferiscono prolungare l'agonia, soddisfatti delle maglie sudate al prezzo di zero gol. Ci si accontenta della prestazione senza la controprova che fosse possibile una prestazione + il risultato.
Io guardo la classifica e la prestazione perdente non mi basta più, soprattutto se vedo i giocatori battersi come gladiatori.
Cosa aspettiamo ancora per cambiare? Di perdere giocando da schifo anziché perdere giocando in attesa? È la parola perdere che deve essere cancellata.