Dedicato ad Alfredo e Maurizio, sempre in grado di farmi riflettere e ispirarmi.
“È la stella che vogliam” è utopia? Può darsi; ma è al contempo il movente che tiene insieme generazioni di genoani come ho sentito nell’intervista di ieri. Che la Nord sia gradinata e non “curva” basta dirglielo.
A cinquantatré anni non sono certo, seppur sperandoci ardentemente, di vederla questa belin di stella, ma sono determinato nel passare il testimone a mio figlio e confidente lui faccia lo stesso… e dopo ancora e ancora.
Come dice il mio saggio amico, però, non va intesa come utopia velleitaria vendendo l’anima al diavolo, sopportando o peggio supportando gestioni che lavorano a perpetrare il provincialismo o la rovina del Genoa CFC come troppo spesso accaduto nel tempo.
Chi avrebbe detto solo quattro anni fa che si viaggiasse con trentamila abbonati, dimostrando che Marassi viene stretto dal momento in cui, chi lo diceva, veniva trattato come un ingrato contestatore seriale? Combattere quella parte dei genoani che auspica e ringrazia gestioni come quella di Fossati, Spinelli e Preziosi, diverse nei modi ma unite nel sostenere come di meglio non si possa pretendere alle nostre latitudini, significa tenere la fiamma accesa.
Perché non è con il pressappochismo o con il sabotaggio del nostro interesse che possiamo definirci pragmatici. Piuttosto biechi maniman bacia sottane.
Il risultato di quest’approccio è stato, infatti, rinunciare non solo al campione assoluto come ne passati per incidente statistico ma la vendita dei Biava, degli Aguilera, Antonelli e delle altre centinaia di calciatori perfetti per la nostra dimensione fino ai recentissimi Gudmunsson e Retegui.
Si obietterà che non sono questi i profili adatti a vincere la stella. Non sono d’accordo nel senso che l’Atalanta dimostra come ci si possa avvicinare senza essere costretti cedere prima del tempo, ricavando il doppio o il triplo da eventuali cessioni per investire su prospetti acclarati, competendo.
Qualcuno penserà sia futile pensare a Bergamo quando il Genoa è lontanissimo dal quel modello e situazione: può darsi ma rispetto a loro abbiamo punti di debolezza ma anche vantaggi competitivi rispetto al bacino e prospettive dal momento in cui si raccogliessero le risorse e la determinazione per orientarle all’obiettivo.
Questi tre anni ci hanno mostrato la via, le potenzialità di un’organizzazione con ruoli certi e responsabilità operative valutate rispetto agli obiettivi societari e sportivi e la stupefacente - unica nella storia recente del Genoa a mia memoria - consapevolezza di poter raggiungere risultati superiori ai valori tecnici della squadra se tutti remano dalla stessa parte.
Quante volte, negli ultimi quarantacinque vissuti in prima persona , è stato il contrario? Secondo me siamo al cento per cento, anche e soprattutto se consideriamo i pochi anni dove la squadra forte l’abbiamo avuta. Compresi i due quarti posti con Branco, Aguilera e Scuhravy prima e Motta e Milito dopo. Nell’ultimo caso sarebbe bastato non tenerli ma svenare giustamente Moratti per rinforzarci complessivamente aggiungendo una qualità media coerente e superiore ai Ferrari, Rossi & C. … altro che debiti e fallimento di cui patiamo ancora adesso le conseguenze.
Mi piacerebbe condividessimo questo punto di vista… sarebbe la linea rossa che unisce l’apprezzamento di quanto abbiamo oggi con la giusta pretesa di meritare qualcosa in più. Che poi è il motivo che ci fa spesso “litigare” mistificando le opinioni come fossero in contrapposizione quando semplicemente si vede - almeno spero - una prospettiva differente tra presente e futuro.
Non so se i nuovi proprietari saranno in grado di garantire la direzione, non ci ho ancora capito un belino, ma sarà quella che proverò a giudicare consapevole come le vicissitudini quotidiane o di breve periodo saranno in grado di farmi prendere cantonate in un senso o nell’altro.