edoardo777
Carissimo Edoardo,
questi tuoi post sono di una lucidità tale, nel tuo svilupparne i temi, che, oltre ad essere un “respiro” per chi li vuole leggere (nel senso di lĕgĕre, cioè «raccogliere», come si fa con i frutti), mi fanno pensare, d’altra parte, come sia possibile trovare tanta superficialità e cazzate sulla maggior parte di quotidiani,riviste, tv e social,le cui parole provengono spesso da “professionisti”, più o meno pagati per elaborare pensieri ( con rispetto parlando del concetto di pensiero!)
Ma torniamo ai giovani ed al tema grande come una montagna.
“I nostri figli e nipoti per cosa dovrebbero lottare?”
ed ancora
“…i poteri si saldano, e si saldano sempre in una visione "atlantica" che non lascia spazio a conquiste sostanziali.”
Ho sempre pensato che la presa di coscienza di una condizione emerga o da fattori culturali, legati al pensiero intellettuale ( così, storicamente,per le così dette “avanguardie”) oppure dallo stato delle cose, cioè le condizioni di vita.
Quale esempio storico fra i tanti,la Giornata internazionale delle donne, il 23 febbraio del 1917,quando migliaia di operaie delle fabbriche si radunarono nel centro di San Pietroburgo. Si unirono a loro schiere di lavoratori e lavoratrici scontenti e affamati, ma alcuni dei rivoluzionari rimasero scettici. Il mefiocre Aleksandr Sljapnikov era una delle figure principali del movimento bolscevico, e sulle proteste disse questa frase «Date ai lavoratori mezzo chilo di pane e il movimento si esaurirà».
Contrariamente alle sue previsioni negli ultimi giorni di febbraio i disordini non fecero che aumentare perchè all’inizio del 1917 San Pietroburgo era una polveriera di rabbia e disperazione.
Questo è solo un esempio lontano per dire come le condizioni ed i problemi individuali possano diventare coscienza, andare oltre l’individualismo,per trasformarsi in collettività ed essere propedeutici a lotte e mutamenti.
Oggi in Occidente non è, al di là di minoranze di “sotto-proletariato”, la fame e quella miseria che riguarda strati di popolazione ed, in particolare, i ragazzi.
Il problema più importante per loro è la precarietà diffusa, come stile di vita, sia materiale che psicologico ( depressioni ed ansie sono frequentissime).
Stiamo vivendo da decenni la fine del sistema capitalistico, fine che sarà ancora molto lunga, ma inevitabile.
Non ha questo sistema nemici potenti, ma sta implodendo su stesso.
Ha fallito, perchè non è più in grado di mantenere le promesse del “benessere diffuso”, della (pseudo) “felicità”per tutti,cioè le illusioni di magnifiche sorti e progressive del liberismo e della prevalenza dell’iniziativa privata che, a caduta, avrebbe distribuito ricchezza ai più.
Questo sistema è un’animale malato, ferito, che per continuare a vivere peggiora,diviene cattivo, violento.
Non solo guerra, repressione, manganelli, non solo i tagli al welfare, la lesione del principio di solidarietà, la povertà in aumento costante,ma anche quella violenza meno evidente, più psicologica ( come spiegava Wilhelm Reich ai suoi tempi scrivendo del fascismo).
Cioè le gabbie, l’inibizione delle proprie aspirazioni, dei propri diritti di viventi e cittadini,dei desideri,per imporre una sottomissione, sempre più simile allo schiavismo, materiale e mentale.
Ed è questo il fascismo più pericoloso, anche dei burattini, delle figurine per nostalgici dei vari duci del passato,che governano in Italia ed altrove.
Questo oggi riguarda tutti, ma i ragazzi non hanno vissuto i periodi precedenti e ci sono nati in questa fase storica.
E se la vivono e se la dovranno affrontare nel prossimo futuro.
Penso quindi che stiano percependo questo nuovo tipo di “fame” che quando diviene
( o diventerà) intollerabile,formerà molte coscienze, cioè il processo dall’individualismo
( il privato ) verso il politico.
E lo farà anche per molti giovani, diciamo, più fragili intellettualmente, ovvero quelli che oggi sembrano indifferenti o globalizzati.
Ma certamente e comunque umanissimi!
Perchè la fame è fame, un’istinto ed una necessità che puoi tentare di sopire, ma da qualche parte riemerge, come i fili d’erba nelle fughe dei selciati o nell’asfalto.
Come hai concluso nel tuo post, la ricerca della libertà, della possibilità di una vita che abbia un senso, penso sia l’energia ( anche istintiva) che potrà mutare qualcosa, ed unire quella parte di giovani che per cultura e condizioni hanno già ben chiara l’evidenza del potere, della repressione, del patriarcato, ecc., a coloro che oggi sono “dormienti”, anestetizzati dai mass media, dalla famiglia stessa, dalle proprie piccole e spesso inutili “esigenze” individuali.
In genere è più probabile che la realtà svegli un giovane rispetto ad un adulto, anche, se non altro, per un fatto di energie potenziali.
Sarà un percorso complesso, pieno di ostacoli,contraddizioni ed anche sofferenze,
ma credo ( e voglio credere) che i giovani ( di oggi e di domani) ne possano uscire vivi, in tutti i sensi!
Non è solo il mio ottimismo o speranza.
Anche questo, ma è la storia dell’uomo che mi induce a pensare che, nonostante le apparenze, un ciclo stia per concludersi e, come sempre, dalle macerie nascerà qualcosa di meglio!
Non sarà per me o per noi, ma per loro è possibile.
Saluti, a te ed agli altri “resistenti”!