4Mazzi
Il mio postulato nasce dall'esperienza dello yoga. Ho studiato Sartre alcuni filosofi a lui vicini. Ma le idee arrotano la libertà dell'animo umano. Soltanto nell'immobilita' si ricrea il legame sano tra corpo/anima, vero essere/essere sociale. E la meditazione è uno strumento essenziale.
Deliri onirici figli dell'insonnia (quello che non ho...)
4Mazzi
Allora Massimo,
in una nottata di tensioni per la dipartita del centravanti “all’antica”,
come promesso rispondo sui tuoi diversi temi e stimoli dell’ultimo post.
Esiste, a mio avviso un difetto di origine nell’uso della parole, della ricerca delle radici del loro significato, cioè di quel che realmente esprimono. Nel tempo perdono valore e si deformano assumendo altri contenuti rispetto all’originale, talvolta distanti anni luce.
La parola Dio non solo non fa eccezione, ma è esemplificativa.
Prima di proseguire, un breve inciso personale, per capirsi.
Da alcuni decenni non ho più interesse alle domande “esiste” “non esiste”.
Non lo so, non posso saperlo per cui non mi interessa più la questione, naturalmente nel rispetto delle certezze altrui.
Discutendo invece senza pre-concetti e/o pre-giudizi, solo da un punto di vista culturale, con un pensiero il più libero possibile, se non si distingue nettamente l’idea dell’esistenza o meno di Dio ( o i concetti di spirito o anima per tornare a temi di qualche post precedente) dalla storia,trascorsa ed attuale,delle varie religioni, non si giunge da nessuna parte.
Un cosa è la persona, dal primitivo a noi, che ragiona della sua origine, dell’esistenza di se stessa e di ció che la circonda, cercando di percepire una qualche ragione o anche emozione.
Altra roba è quando si inventa una tipologia specifica di padrone dell’universo, con regole di vita pseudo divine da rispettare e far rispettare, con omaggi di vario genere, venerazioni, adorazioni, riti, dogmi, precetti e quant’altro potremmo scrivere.
Ed altra roba è come tutto ció si trasformi in potere, o direttamente esercitato ( stati variamente confessionali), o come supporto allo stesso, in quanto ogni potere ha necessità di avere autorità e di controllo sui sudditi e le religioni sono sempre state strumenti essenziali.
Nietzsche stesso per affermare che l'idea di Dio non è più fonte di alcun codice morale o teleologico, svolge un percorso dinamico.
Interessante, ad esempio, il suo studio approfondito sulle tesi di Tolstoj, che in un primo tempo aveva considerato un cristiano conservatore
Poi legge le tesi di Tolstoj riguardo la netta contrapposizione tra il pensiero originale di Gesù Cristo e la dottrina elaborata dalla Chiesa cristiana lungo il suo sviluppo storico, nella quale lo stesso dimostra che in realtà nello sviluppo storico si è realizzata piuttosto la radicale deformazione di quel pensiero.
Quando Nietzsche inizia a lavorare sul libro di Tolstoj. leggendo attentamente le affermazioni le sviluppa e vi è un drastico cambiamento nella sua comprensione della storia del cristianesimo e soprattutto nella sua valutazione di Gesù Cristo in antitesi alla dottrina ecclesiastica.
Giunge ad affermare:
«Se non si comprendesse che la Chiesa non è soltanto la caricatura del cristianesimo, ma la guerra organizzata contro il cristianesimo” e come Tolstoj definisce il Cristo il «santo anarchico», orientato, scrive,verso l’«elevazione» dell’uomo, e non verso «il decadimento e la malattia».
Tutto questo per dirti quanto anche per un nichilista, non credente, sia fondamentale distinguere fra il pensiero e la sensibilità di ogni singola persona e la sudditanza, mentale e talvolta fisica, alle “norme di Dio”.
Fatta questa distinzione al fine di non restare solo agli aforismi o in superficie, torniamo comunque all’uomo che diviene Dio di sé stesso, sempre secondo Nietzsche.
Tale passaggio per essere vero e realizzarsi presuppone un’ulteriore variabile, e con essa una riflessione, che riguarda la libertà.
Se ti liberi da un giogo,per consegnarti ,o essere consegnato, ad un’altro non sei libero.
La libertà non è solo la porta di una gabbia che si apre, ma è sapere che farsene dello spazio esterno.
“La dittatura dell’umanesimo non si limita all’estetica: in economia diventa “la volontà del consumatore”.
La volontà del consumatore come sinonimo di libertà è un falso mito.
L’etimologia del verbo consumare è “consumere”, per cui composto con il verbo latino “sumere” che è prendere, come “consumere” è anche divorare, esaurire.
I termini dicono già molto sui significati.
In quel capolavoro geniale del cinema che è il “Senso della vita” dei Monty Python, il capitalismo è impersonato da un uomo oltremodo obeso, che mangia per ore, senza tregua,in un ristorante, stimolato dai camerieri, fino ad esplodere, in una scena incredibile ed indimenticabile.
Quel tipo era un uomo libero perchè consumava cibo?
Uno psichiatra ci risponderebbe che aveva una grave dipendenza dal cibo.
Cioè l’essere umano che non è più ( solo) dipendente da un dogma religioso, fatto passare come una scelta personale di fede,ma da altre dipendenze ,fatte passare come libere scelte della vita, nella nuova religione del consumo.
La persona autenticamente libera non “consuma” , vive e “manifesto è che vivere ne li animali è sentire vivere ne l’uomo è ragione usare”( Aristotele/Dante).
“L’umanesimo, unito alle dottrine economiche, ha preso strade diverse (ne discuteremo) tra liberalismo sfrenato e socialismo. Ma entrambe hanno il medesimo mantra: la crescita economica alimentata dalla ricerca scientifica consente all’uomo di soddisfare le sue esigenze primarie per dedicarsi al sentire. Dove sta l’inghippo ?”
Certo nell’umanesimo vi è consapevolezza della posizione privilegiata dell'uomo nel mondo della natura.
Ma questo “privilegio”, cioè la coscienza di sè, è altro rispetto alla libertà, che consente di scegliere e non subire dipendenze.
Cioè puoi essere perfettamente cosciente del tuo “essere umano”, ma essere al tempo stesso schiavo.
Allo schiavo è consentito soddisfare alcune esigenze primarie, ma sempre schiavo rimane.
Peraltro non stiamo solo valutando il controllo delle menti, da parte dei sacerdoti antichi e moderni.
Il liberismo ha fallito la sua promessa per cui la crescita economica e ricerca avrebbero “sollevato” l’uomo dai bisogni primari, perchè i fatti ci dicono che 2/3 dell’umanità è povera.
Povertà di risorse primarie, ma anche di risorse culturali e psicologiche ( il lasciarsi vivere), per cui una varia umanità priva anche della possibilità di difendersi e reagire.
L’inghippo, di conseguenza, sta nel fatto che siamo lontani dall’esserci liberati da quell’idea di Dio.
Dio forse non è morto e se è morto è stato degnamente sostituito da un’altro Dio, con altre religioni al seguito, altri dogmi ed altri sacerdoti.
Spero di averti dato almeno una parvenza di risposta.
A presto!
- Modificato
Namaskar61 Certo nell’umanesimo vi è consapevolezza della posizione privilegiata dell'uomo nel mondo della natura.
Ma questo “privilegio”, cioè la coscienza di sè, è altro rispetto alla libertà, che consente di scegliere e non subire dipendenze.
Cioè puoi essere perfettamente cosciente del tuo “essere umano”, ma essere al tempo stesso schiavo.
Allo schiavo è consentito soddisfare alcune esigenze primarie, ma sempre schiavo rimane.
Peraltro non stiamo solo valutando il controllo delle menti, da parte dei sacerdoti antichi e moderni.
Il liberismo ha fallito la sua promessa per cui la crescita economica e ricerca avrebbero “sollevato” l’uomo dai bisogni primari, perchè i fatti ci dicono che 2/3 dell’umanità è povera.
Povertà di risorse primarie, ma anche di risorse culturali e psicologiche ( il lasciarsi vivere), per cui una varia umanità priva anche della possibilità di difendersi e reagire.L’inghippo, di conseguenza, sta nel fatto che siamo lontani dall’esserci liberati da quell’idea di Dio.
Dio forse non è morto e se è morto è stato degnamente sostituito da un’altro Dio, con altre religioni al seguito, altri dogmi ed altri sacerdoti.
Spero di averti dato almeno una parvenza di risposta.
A presto!
Grazie Alfredo … eccome se mi hai risposto e, come al solito, la tua risposta mi consente di riprendere il cammino, che si concentrerà sugli sviluppi dell’umanesimo. Tralascio per oggi il tema del Cristianesimo storico, di cui parlerei per giorni, mesi, anni… ma il campionato incombe e il tempo stringe…
l’umanesimo generò tre “correnti” principali, assolute protagoniste del secolo breve e foriere delle sue tragedie:
umanesimo liberale, umanesimo socialista e umanesimo evoluzionista.
Col senno di poi e la memoria corta, caratteristica biologica dell’uomo di cui parleremo, verrebbe da elucubrare banalmente sul trionfo del liberismo (sviluppo più recente dell’umanesimo liberale) come fosse un pronostico scontato, lo fosse, sul Genoa senza Retegui e Gudmunsson.
In realtà per tutto il 900 il liberalismo appariva soccombere, preso a cannonate dall’umanesimo evoluzionista dei fascismi e salvato da venticinque milioni di vittime della Madre Russia le quali consentirono, con l’alleanza tra liberali e comunisti imposta dalla storia, di sconfiggere gli evoluzionisti.
Mentre il socialismo picchiava da sinistra, l’umanesimo evoluzionista bombardava da destra con la deformazione del superuomo di Nietzche fino al razzismo. La negazione di un pilastro delle altre due correnti: gli esseri umani hanno uguale valore e autorità.
Equiparare un cesso penzolante di un omosessuale, come alla biennale di cui deliravo notti fa, a Michelangelo o Tintoretto avrebbe distorto e rallentato l’evoluzione darwiniana, naturalmente portata verso l’eccellenza tramite la selezione della razza. La guerra è naturale e necessaria, giusta e persino augurabile, per far emergere il meglio dell’umanità…
Le sopracciglia si inarcano, le coscienze sobbalzano e qualcuno potrà pure aversene a male; sta di fatto che liberalismo e socialismo, e pure il fascismo, nascono dalla medesima madre sostenendo l’alleanza tra scienza ed economia per elevare le masse. I fascisti hanno perso e le armi nucleari garantito la “pseudo” pace tra le superpotenze rivali.
“Il socialismo è uguale ai soviet più l'elettrificazione” dichiarava un pragmatico come Vladimir Il'ič Ul'janov detto Lenin.
Il liberalismo perpetua le diseguaglianze, caro Alfredo, predilige la libertà a discapito dell’uguaglianza ma presuppone principi simili, alla base, rispetto al socialismo. Partendo entrambi dagli individui e dai loro bisogni.
Il socialismo vinse la seconda guerra mondiale e influenzò paesi in oriente e America latina, generando ribellioni nel cuore liberalista d’Europa e “costretto” il senatore Joseph Mccarthy, a ordire una cieca repressione operando attacchi personali, spesso privi di fondamento, nei confronti di funzionari governativi, uomini di spettacolo e di cultura statunitensi. In quanto considerati “comunisti” e quindi pericolosi per lo stile di vita della società americana.
Cosa è stato, sennò, il nostro amato ’68 se non la ribellione verso le diseguaglianze strutturali al liberalismo insieme alle contraddizioni della difesa armata del mondo occidentale verso il pericolo comunista? Mio zio e mio nonno non accettavano si dicesse male della Russia a inizio anni ’80!
I socialisti, dicevamo citando Lenin, fondarono la prima tecno religione della storia negando il fatto che l’individuo si definisse o dividesse sulla sua concezione di Dio. “Dopo Marx, le domande sulle strutture tecnologiche ed economiche sono diventate molto più importanti e controverse dei dibattiti sull’anima e sulla vita ultraterrena”.
Purtroppo, smania di controllo portò alla tirannia in URSS e il metodo di creazione di ricchezza “centralizzato” del Cremlino si palesò strutturalmente inefficiente.
Lentamente la liberaldemocrazia ha trionfato, nel combinato disposto dei difetti pratici di un ideale superiore e l’adozione progressiva delle parti migliori del programma socialista.
Questo trionfo ha portato, però, al liberismo capace di ingigantire a dismisura le diseguaglianze originali ed alle tecnocrazie dove gli individui elettori sono consapevoli di contare nulla…
La “libertà” (di esplodere di cibo come riporti giustamente, fa più morti lo zucchero raffinato che la guerra) ha vinto sull’uguaglianza dieci a zero.
La bistrattata parolina la mettono nel nome e negli slogan. Una libertà dove il 2%, e meno, non quello del nostro eroe di QdM ma la percentuale della popolazione mondiale inopinatamente detiene il 95% delle ricchezze prodotte dalla scienza che prometteva il riscatto degli ultimi…
Lo si voglia o meno, però, la giostra della storia sta ripartendo. Su presupposti tecnologici e teorici molto diversi da quelli che la nostra generazione è in grado di comprendere pur essendone immersa… la Cina cos’è? e cosa sta succedendo al mondo liberista odierno? come le tecnologie moderne (informatica e biologia) stanno pensando il nostro futuro? l’evoluzionismo, deformato e seppellito dai nazisti, tornerà in auge?
… ne parleremo prima che inizi il campionato… grazie sempre a te, ai pochi che hanno la pazienza di arrivare in fondo ai deliri e soprattutto a Mashiro che non ci ha (ancora) mandato a spigolare
Nutro dubbi su alcuni punti. Nel vero senso del termine.
Siamo sicuri che liberalismo e socialismo partono da postulati comuni?
In una canzone Giorgio Canali semplifica la critica al liberalismo dicendo che si confonde liberismo e libertà.
Premesso che la libertà si ottiene in un solo modo credo che il socialismo abbia fallito perché, pur sostenendo valori più umani ed egualitari, abbia creato sovrastrutture che nulla hanno a che vedere con la libertà o l'emancipazione. Così facendo il potere vince sull'idea.
Nel liberalismo c'è un falso ideologico. Quest'idea che pare essere un refolo di vento tanto necessario in questa calda estate non libera l'uomo ma lo vincola con false concezioni quali la possibilità di realizzarsi, le pari opportunità (mai esistite) e altro. Il liberalismo non libera né emancipa. A cosa serve quindi se non ad aver creato il mostro del capitalismo?
- Modificato
Ciao Maurizio, non sono certo di essere in grado di risolvere dubbi. Tantomeno di interpretare correttamente i tuoi.
Johann Wolfgang von Goethe, Jean-Jacques Rousseau, François-Marie Arouet detto Voltaire sono tra i principali protagonisti del pensiero umanista che, dopo millenni hanno messo al centro gli individui e le emozioni, ciò che accade dentro di noi, rispetto alle scritture sacre e le religioni, il senso della vita “esterno” al nostro sentire.
Da qui gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità della Rivoluzione Francese da cui scaturiscono le correnti dell’umanesimo, dal mio punto di vista, figlie dello stesso “padre”.
Il resto delle tue considerazioni, se ho capito, sono giudizi sul nipote del liberalismo umanista cioè il capitalismo liberista. Le posso condividere ma non contraddicono quanto sopra.
Un abbraccio
Porca vacca, Mashiro, con simpatia omogenerazionale mi sento di invitarti a una riflessione, seppur da writer sporadicissimo e da perfetto estraneo nella vita reale.
Quando dici che "venerdì inizia la stagione", che quando non si gioca "siamo generalmente più rilassati", e che presto torneranno i lucchetti e il rigore, cosa intendi di preciso?
Che male c'è se alcuni writer ispirati, in una stanza apposita, il cui titolo avverte il lettore che si tratta di un off-topic, si dedicano a riflessioni che esulano un po' dal 352, dal pullman, dai prestiti con riscatto, dai controriscatti con ricatto, e dal braccetto della tre?
Platano_Linksaussen che io le devo leggere, verificare che non scrivano vaccate e soprattutto se vale per uno vale per tutti su qualunque argomento.
Il che con la tendenza al cazzeggio degli "abitanti" del muretto significa azzerare le discussioni sul Genoa e finire a parlare di chissà cosa cazzo
E moltiplicare il lavoro per me, che ora magari ho un pelo più tempo per farlo, d'inverno un pelo meno.
Sicché capisco che a non tutti piaccia il mercato, che molti preferiscono altre discussioni: capisco, accetto, mi adeguo.
Poi gioca il Genoa
Lo scopo principale questo posto è parlare di quello eviterei diventasse secondario.
- Modificato
SOTTO ATTAKEN
La piccola fedetta non sa più dofe girarsi:
puntafa i fiola di kakken e gli arrifa un pattone da Berghem, “come sono stato bene, crazie e tanti saluten”… una strana sensazione di presa per il kulo lo perfaden…
eroiken unt determinaten, rimette su il binokolen ferso i fiola di kakken
nelle retrovie, nel frattempo, il fiero alleaten Galeazzo Musolesi affina la teoria del komplotten: non bastafa la trama ordita da Zangrillen con il perfido Ottolinen che cacciano su Her Spors quintali di letamen…
con grande maestria e tattike di controspionaggio sopraffinen, il fido alleaten, ha scoperto l’esistenza di una banda di luridi fianchecciatoren…
in maniera astuta e surrittezien hanno kampiato il nome allo storico muretten, trasformato in poki mesi in un infido centro di kontro propaganden…
fakocitaten da perfidi kommercialisten, abili manipolatori di numeri e di menti, approfittando della konfusionen, hanno in realtà fondato una nuova associazionen korropendo i fecchi fondatoren
fortunatamente subito sgamaten dai guardiani della rifoluzione: luridi aziendalisten!!!
il sedicente kruppen si affale delle più sofistikate tecniche di kontro propaganden:
l’insospettapile Mister Niet, noto skommettitoren, difende a spada tratten il Sergente Pippardinen… non si può più nominaren!!!
la piccola fedetta Mashiren si distrae kontinuamenten mettendo su kilometrici pipponen per ciustificare le mosse di merkaten… negli ultimi ciorni, con teorie sempre più arditen, akkusando Her Spors di laforare per ki gli paca lo stipendien!!! È talmente distratto ke non fede da dove arrivano i pattonen
il recista Bortolazzen non tira punizioni ma ciustifica cessionen!!! kiedendo addiritturen di aspettare la fine del maledetto merkaten
l’ideologo Namaskar Alfreden spegne ogni diatriba kon proferbiali doti di diplomazien
Le komtromisuren non sembrano efficaci: ci ha profato l’eorico Ferretti Linden ma, prontamente, è stato tacciato di abusare di strane sostanzen.
Si sta ciornalmente immolando Mau69en, rispedito prontamente in Indien in un centro di meditazionen.
É interfenuto a supporto il biologo marinen, minacciando di bruciare il prezioso abbonamenten, anke lui subito kazziaten
Ma dall’Etiopia ciungono rinforzi con gli arditi ulbossoren, un certo timo74en e lajos detaren… si spera ke il komplotto fenga presto debellaten.
Pare possa risultare decisifa la dipartita del Gondonen… può salfarli solo la dolce Saretta77en
In trincea kontro i beceri aziendalisten!
Non c’è un neuronen
PS: l’ineffabile Edoarden si gode lo spettakolen dalle neutrali isole spagnolen, osservando la ridikola diatriben smoccolando e tritando sicaretten. Sembra non kagarli più di tanten… da tempo non si leccono kilometrici pipponen.
Neutrale la sfizzeren, neutrali le isole spagnolen… non se ne batterà mika il belinen?
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mi rendo conto delle perplessità, e del legittimo disaccordo testimoniato dal “silenzio”.
Ho delirato di liberalismo trionfante quando tutti lo percepiamo in grande crisi e al culmine delle sue contraddizioni.
L’aggiornato sistema liberale composto da democrazia, diritti umani, liberi mercati e stato sociale come unica opzione. Hanno tentato di lavarci il cervello, senza ostacoli di sorta, a partire da fine anni ’80.
Avevate, come sempre, ragione: il dissolvimento dell’URSS, la globalizzazione e la conversione della Cina all’economia industriale capitalistica, invece di sublimare il liberismo si stanno rivelando un impervio tornante per un ciclista esausto…
all’improvviso la storia ha cambiato corso e dopo il collasso del fascismo e del comunismo, ora tocca al liberismo essere in difficoltà.
La crisi finanziaria globale del 2008, la povertà di ritorno, la sensazione di irrilevanza economica, sociale e politica di ognuno di noi hanno, di colpo, levato la narrazione al capitalismo.
Vi chiedevo cosa stesse succedendo al mondo liberista odierno: senza nessuna pretesa, ci mancherebbe, di dare una risposta esaustiva, secondo me il problema principale non è rappresentato dal rifiuto delle ineguaglianze (strutturali al liberismo e ampiamente tollerate al netto delle sensibilità individuali come sai bene caro Alfredo, tanto ti fa incazzare) ma dalla consapevolezza, da parte di ognuno di noi, di essere irrilevante.
Perché le ideologie a cui tanto siamo affezionati, il nostro mondo (dato che ci viene naturale guardare al presente e al futuro con gli occhi dietro la nuca), aveva bisogno delle masse: il socialismo era stato pensato per la riscossa della classe operaia, ma anche le fabbriche gli eserciti e gli Stati.
Blandendo le persone con concessioni, il cosiddetto “welfare” che sembra non possiamo più permetterci dopo la crisi finanziaria del 2008 che ha tolto persino l’illusione del valore della propria casa.
Gli eserciti necessitavano di carne da macello, i politici di partecipazione attiva… guarda caso il grosso della disillusione sta a sinistra come traspare – anche - da ogni singola sillaba dei vs post.
Persino quando parlate di Genoa.
Gli uomini sono sempre stati, di gran lunga, più bravi a inventare strumenti invece di usarli con saggezza.
Lo abbiamo fatto con il motore a scoppio e l’industria chimica, inquinando il pianeta, con la fiducia sulla crescita infinita… dico “fiducia” e non “necessità”, cogliete il potere della narrazione?
La sacra alleanza tra scienza ed economia di cui la finanza è strumento impazzito. Tanto da pensare a far fallire gli Stati (a proposito di rilevanza delle masse) oppure di poter investire sul Genoa CFC fallito miseramente col mercataro… sicuri le due cose non centrino nulla? io no… le vedo legate da una narrazione in crisi: si scommette sul fallimento dell’Europa come sul salvataggio di squadre di calcio, lasciate perdere per un attimo se in positivo o negativo perché la speculazione è anche al ribasso.
Tutti parliamo della perdita di posti di lavoro ma siamo messi costantemente in guardia da africani e cinesi ma non da algoritmi in grado, potenzialmente, di distruggere il lavoro al 70% della popolazione mondiale.
Se la gente ha l’impressione di essere irrilevante… cos’è se non la crisi della narrazione liberale? ed è molto più difficile lottare contro l’irrilevanza che contro lo sfruttamento cari miei compagni di viaggio Alfredo e Maurizio.
Elezioni, libero mercato, globalizzazione e immigrazione: un menù da mangiare per intero, però, pena l'avvelenamento.
I nazionalismi cosa sono se non la mancanza di una narrazione globale? se la a Cina vuole il libero mercato ma non le elezioni e gli States di Trump – o Meloni, Salvini ma anche tutte le destre occidentali - tutto il pacchetto liberista ma non l’immigrazione.
In Ungheria come in Cina… persino in UK non si capisce nemmeno cosa si vorrebbe dopo la Brexit perché anche la globalizzazione fa parte del “pacchetto”. Tanto è vero che la Cina (come USA, EU, Russia e tutti gli altri) vuole la globalizzazione per esportare.
Il liberismo “ne voglio solo una portata” pare essere in grado di determinare la crisi o addirittura fine del liberalismo…
La narrazione di Putin, a coprire un’oligarchia corrotta, è addirittura lo zarismo pre-bolscevico supportato dalla religione ortodossa. Belin che originale…
E India, Polonia, Turchia senza contare i regimi islamisti in medio oriente ed il sogno israeliano di tornare ai confini indicati nella Bibbia…?
Dal momento in cui le future generazioni non sperano più di star meglio di quelle precedenti, urge una nuova narrazione... cosa ne dite miei pazienti Alfredo e Maurizio? Greif, e tu?
Per stanotte mi fermo qui… nella speranza di aver smosso qualche sopracciglio e aver fatto riflettere almeno uno dei pazzi che ha avuto l’ardire di arrivare in fondo al mio Strepellu. Ci sentiamo per le puntate conclusive… il tempo stringe…
PS: forse Mashi è l’unico grazie sempre!
4Mazzi
Una famosa maestra indiana, nonché ingegnere, Vimala Thakar, in uno dei vari seminari europei negli anni 70 dovette rispondere ad una domanda su come pensasse andasse il mondo (si era in atmosfera post Vietnam e connessi).
Lei rispose che se in circa tremila anni di strutture sociali organizzate l'uomo si vedeva afflitto da guerre, fame, ineguaglianze e quant'altro allora non si era progrediti come esseri umani. E rispose anche perché. Disse che era l'oggetto dell'attenzione ad essere sbagliato. Ovvero non erano gli strumenti sociali a dover essere studiati, affinati ma il singolo essere umano.
Per Vimala i problemi del mondo continueranno all'infinito fin quanto ogni singolo uomo non cura se stesso e ogni singolo stato non cura ogni singolo cittadino.
La centralità di questo ragionamento, di questo 'sentire' era l'uomo in sé.
Nella mia vita sono felice di due cose: mio figlio e l'incontro con lo yoga, nonostante le difficoltà di praticare.
Per tornare al tuo esempio e al tuo narrare io non credo che il liberismo vada in crisi. Anzi, le crisi sono inevitabili e da esse nasce un nuovo modello liberista che rende irrilevanti i singoli esseri umani. Il tuo tema dell'irrilevanza e le affermazioni di Vimala si sposano alla perfezione e sintetizzano la sensazione di inutilità, smarrimento, atomizzazione della società. Si è soli perché si vuole sia così e, mentre qualche decennio fa tutto serviva al progresso scientifico e tecnologico per curarti, ora siamo noi a servire l'inesorabile fuga in solitaria della tecnologia (vedi AI) senza un controllo che serva da collante per tutte le realtà sociali.
L'uomo fatica a rendersi autonomo anche per due fattori endemici: il giudizio (ancor peggio il pregiudizio) e l'attaccamento a cose, persone, convinzioni e così via. Tutto ciò che scaturisce da queste due cose crea una mente duale che non è di aiuto al vero essere ma confonde la chiara visione delle cose tanto cara al buddismo.
"È nel silenzio e nell'immobilita' che l'uomo ritrova il suo vero essere. Non c'è azione, movimento, pensiero che possa condurre allo stato di grazia del silenzio e dell'immobilita' dove tutto appare: gioie e dolori, piaceri e fastidi fisici e psichici".
- Modificato
4Mazzi non se ne batterà mika il belinen?
In parte sì.
Leggo e apprezzo. Alcuni post sono come una doccia dopo il sole di mezzogiorno: ti ci avvolgi e ti lasci avvolgere. Ma l'acqua scorre.
Apprezzo ma mi astengo.
Da anni vedo lucidamente le balle su cui si regge tutto l'impianto teoretico della cultura occidentale. È il privilegio della solitudine.
Entrare nel dibattito significherebbe ridiscutere le radici prima di riagganciare il ragionamento. Solo per questo occorrerebbe un libro di 500 pagine.
Ma scrivere libri che nessuno legge è tempo sprecato. E limitarsi ai post è come pretendere di riversare l'oceano in una flute da champagne.
Ma (lo ripeto) apprezzo e spesso condivido.
Ciò non toglie che la filosofia antropocentrica possa essere un surplus molto lontano dall'elementarità della vita.
- Modificato
edoardo777 In parte sì.
Lo avevo kapiten
edoardo777 Da anni vedo lucidamente le balle su cui si regge tutto l'impianto teoretico della cultura occidentale.
edoardo777 Entrare nel dibattito significherebbe ridiscutere le radici prima di riagganciare il ragionamento. Solo per questo occorrerebbe un libro di 500 pagine.
Ma scrivere libri che nessuno legge è tempo sprecato. E limitarsi ai post è come pretendere di riversare l'oceano in una flute da champagne.
Lo divorerei Edo… ma capisco molto bene, non credere non sia consapevole della vacuità dei deliri onirici (almeno il titolo è azzeccato ).
Come già ampiamente scritto, ma ci tengo, sto saccheggiando Harari personalizzando alla bisogna. Non perché sia l’unico modo per un platonico smascherare la narrazione (frottole) su cui si basa la “nostra” società ma in quanto trovo la sua sintesi, ben consapevole di usare un flute, particolarmente efficace.
Se dovessi mai trovare un briciolo di voglia, ho salvato e stampato il tuo post sulla cultura contadina e l’ho letto a mia figlia, mi faresti felice. Non è piaggeria… ma semplicissima stima.
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Mi permetto...
Edo, se non gradisci devi solo fare un cenno...
riporto semplicemente un tuo immenso post, di cui accennavo stamattina. Un tanto per confermare, con i fatti, come non tutto cade nell'oblio. Basta trovare "orecchie" disponibili ad ascoltare:
Edoardo777 2023
_Sunnyboy, tu sei giovane. Non è un merito né una colpa, ma è il motivo -diciamo- per cui non ci andrò giù troppo duro. Certe cose non le hai vissute. Anche questa non è una colpa, ma almeno proviamo a mettere le cose a fuoco. Cosa pretendi che faccia una sinistra oggi in Europa? La rivoluzione?
La rivoluzione presuppone una situazione talmente intollerabile che si rovescia tutto senza essere certi di cosa verrà dopo. Tipo Preziosi, che chiunque arrivi poi non può essere peggio. L'Italia non è in una situazione rivoluzionaria, obiettivamente. Ma ammettiamo che lo sia, per ipotesi. Una rivoluzione si fa se ci sono concrete possibilità che riesca. Dopo Yalta, questa possibilità è uguale a zero.
E sarebbe uguale a zero anche se l'Italia fosse un paese di sinistra, anziché un paese maggioritariamente qualunquista. Mi spiace dover ammettere che "il rinnegato Kautsky" avesse le sue buone ragioni, ma nell'Europa d'oggi l'unica via possibile è la difesa di una radicata socialdemocrazia basata sul welfare e sulle pari opportunità.
Credi che sia poco? Credi che non serva lottare almeno per questo? Hai mai visto alle sette di mattina ragazzi in attesa sotto la pensilina dell'autobus per recarsi a svolgere un lavoro di merda ma necessario per portare a casa la pagnotta per la famiglia? Ognuno di loro può essere un genio, un futuro Nobel, ma deve tenersi dentro ogni sogno e ogni talento per raccattare la miseria di mille Euro. Credi davvero che non ci sia margine per lottare al fine di conseguire opportunità migliori? Non c'eri negli anni 50 e al principio dei 60, quando se volevi un posto di lavoro dovevi portare le referenze del parroco e del comandante locale dei carabinieri, che magari ti classificava come "bravo ragazzo, nonostante un nonno socialista", e addio lavoro.
Anche Togliatti sapeva, dopo Yalta, che la Rivoluzione non era possibile. E la sinistra ha cercato di conquistare quegli spazi di "égalité" che si prefiguravano possibili. Lo ha fatto attraverso la politica. La politica è compromesso. La politica è la conquista , faticosa, parziale, di qualcosa di concreto. Una piccola cosa, forse, ma concreta. Non solo la sinistra, ovviamente. Perché le cose concrete non sono solo la sanità pubblica o lo Statuto dei Lavoratori. È cosa concreta anche che tua sorella possa andare all'Università e che tu non possa essere denunciato (con fedina penale insozzata per sempre) per "atti osceni in luogo pubblico" dopo aver baciato la tua ragazza alla stazione. O lei ad essere inquisita perché portava la minigonna. Il Movimento Studentesco del 68 è nato per rivendicare un cambiamento del costume, oltre che un cambiamento politico. E infatti, dopo molte lotte, le ragazze che studiavano a Milano non venivano considerate "troie" se affittavano un appartamento e si fermavano a dormire. Prima, era concesso solo ai maschi. Le ragazze dovevano prendere l'ultimo treno per Varese o per Bergamo e rimettersi di nuovo in marcia alle 5 di mattina. Conseguenza? Che le ragazze eano meno brave dei maschi, che le ragazze non frequentavano le facoltà tecniche, con obbligo di presenza, e si iscrivevano a lettere o al magistrale. Che le ragazze erano destinate a lavori precari e sottopagati. Non sono cambiamenti da poco, in generale, anche se dimenticati da coloro che sono nati col frigorifero in casa, il telefono, il televisore e uno stile di vita più liberale. Per questo mi aspetto un doveroso "grazie", da condividere, ovviamente, con gran parte della mia generazione. Le conquiste dei lavoratori sembrano facili e gratuite, ma non lo sono state. Se chiedevi una sala per discutere di "dinamiche salariali" (fatto vero), anche una sala a pagamento, ti arrivavano i carabinieri in casa e ti facevano il contropelo. Non è neanche il peggio. I carabinieri ti venivano in casa, con cortesia melliflua, anche per informarti di chi frequentava tua sorella, "vista in atteggiamento amichevole con persone nullafacenti sospettate di simpatie sovversive e forse dedite alla droga".
Tu dici Rivoluzione. Ma solo un deficiente fa la rivoluzione se non c'è nessuna possibilità di abbattere lo status quo, anche a prescindere dal fatto che, dopo la Rivoluzione, quel che verrà non è certezza, ma solo speranza. La Rivoluzione, come la guerra, distrugge un sistema che poi deve essere ricostruito dalla politica. Rileggi il "Che fare?" di Lenin e riflettici. Azioni pseudorivoluzionarie, singole e non coordinate, sono come il Terrorismo. Il Terrorismo non mira a distruggere un sistema, ma a creare corto-circuiti per fare sì che il sistema si indebolisca e collassi da solo. Ma poi? In certe stagioni molti abbiamo inclinato a simpatizzare (e lo ammetto: ad appoggiare) i famosi "compagni che sbagliano". Ma in fondo al tunnel delle sprangate, delle gambizzazioni e delle esecuzioni, non si intravvedeva nessuna luce di cambiamento possibile, o quantomeno probabile. Si invocava l'idea della Rivoluzione, ma quell'idea era solo una vaga utopia. Una sinistra consapevole, in Europa, è una sinistra che sa difendere i valori delle conquiste sociali e ampliare l'area delle opportunità. Per le donne, per i giovani, per i meno fortunati. Se chi lo fa è nato nel benessere gli rendo merito. Perché -vedi- per fare vera politica occorre avere una visione molto ampia del divenire storico e del rapporto tra prassi ed umanesimo. Ed è molto difficile che questa visione sia nutrita dal vissuto di chi, per colpa della società, è stato emarginato. Vissuto, non letto o raccontato. E qualcuno che ha provato sulla sua pelle certe realtà della società americana piuttosto che danese o russa dei tempi dell'URSS, ha sicuramente elementi di confronto e di riflessione più chiari. Non per niente Lenin ha capito che la Rivoluzione (e io, nel nostro contesto, dico: le battaglie per la difesa dei valori sociali) la fanno le avanguardie.
Attenzione poi a mischiare insieme ingredienti come Anarchia ed esaltazione della civiltà contadina. Sono due mondi opposti. L'anarchia, come ogni movimento socialmente dinamico (incluso il Risorgimento delle nobildonne che scopavano con Garibaldi), nasce dalle élite. Che non necessariamente è un élite di censo, ma è spesso un élite dell'intelligenza o dell'intraprendenza.
Non inginocchiarti supinamente ai luoghi comuni con cui cercano di imbrigliarci, non credere che la democrazia, basata sulla maggioranza degli idioti, sia il miglior sistema possibile. È solo il meno peggio. L'ideale sarebbe l'aristocrazia, cioè il governo dei migliori. Il problema è che funzionerebbe a meraviglia se decidessi io chi sono i migliori. E nel dubbio che ciascuno abbia dei migliori una sua opinione legata ai suoi visibili o invisibili interessi, bisogna turarsi il naso e fidarsi dell'acume del signor Ermenegildo Bianchi, che vota per Coda o per Aramu senza capire un cazzo di calcio.
Non puoi parlarmi di Anarchia, cioè di una visione estremamente dinamica ed elitaria e nel contempo sviolinare i contadini. Sui contadini la penso esattamente come Stalin. Un conto sono certe suggestioni della vita contadina, la contemplazione dei germogli che rinascono, i ritmi immutabili del clima e tutta la paccottiglia che puoi ritrovare anche nella mistica dei nativi americani (non so se oggi si possa ancora dire: pellerossa). Altro conto è la figura sociale. Il contadino è conservatore. E non potrebbe essere altrimenti: legato al ciclo delle stagioni, della semina e dei raccolti, all'alternanza di vita e morte. Ma non solo. È fortemente e indissolubilmente legato alla natura. Quindi crudele. Dimentica Piero Angela e, se ci arrivi, Rousseau. Lo stato di natura è una condizione orribile e terrificante, dove la notte è un incubo, dove non sai se ti risveglierai al mattino, dove ogni angolo può nascondere un nemico, dove sei fortunato se qualcuno dei tuoi figli sopravvive alla fanciullezza, dove non hai amici ma tutt'al più complici interessati. "Finché gli dai da mangiare il contadino è tuo amico, ma se ha fame e ne ha l'opportunità ti sgozza, cucina le tue interiora, fa filetti con le tue chiappe, brodo con le tue ossa e quel che rimane lo dà in pasto ai maiali, che saranno le sue prossime vittime" (Stalin). Il contadino uccide e divora quel che uccide. È legato all'ineluttabilità della natura. Inclina all'orrore della religione, perché la sua visione del mondo, oltre che terrorizzata, è così panteistica da aver bisogno del trascendente per esorcizzare la sua ignoranza di tutto ciò che appare più complesso. Credimi, il contadino è una barriera elevata contro ogni ipotesi di sviluppo sociale. Per età, i miei nonni erano tutti nati nell'800, e tutti di stirpe contadina. Si erano inurbati non appena maggiorenni per sfuggire all'oppressione di un'esistenza ripetitiva in quanto vuota di ogni stimolo intellettualmente vivace. Ma negli anni 50, bambino, mi capitava di visitare le loro "curt" originarie. Grandi edifici a forma di U, con le abitazioni, i fienili, le stalle e tutt'attorno i campi. La curt era retta da un "rugiur". I figli che si sposavano portavano le loro donne nella curt, dove dovevano sottostare alle regole fissate dal regiur. Le donne che si sposavano andavano a vivere in curt diverse. Solo raramente il regiur acconsentiva a che il marito delle cortigiane fosse ammesso nella curt. C'era un solo spazio comune, che era la cucina con il refettorio. Non entrava niente che avesse un che di "moderno". Il libero pensiero non era ammesso, semmai qualcuno avesse pensieri diversi dalle superstizioni religiose e dagli aneddoti di vita comune. Mi ricordo (avrò avuto forse 5 o 6 anni) che durante una visita, mentre mi servivano polenta e latte, sentivo urla strazianti. Continue e strazianti. Ho chiesto cosa fosse. Mi hanno risposto: "Niente. È il regiur che l'è dree a murì". Il capostipite che sta morendo a poco a poco, soffrendo come una bestia a sentire quelle urla. Mica che chiamassero il dottore o che si impressionassero. Totale indifferenza, mentre in cucina sgozzavano i polli e li spennavano. Conciliare i valori degli anarchici con quelli dei contadini è impossibile, perché non si può conciliare il fondamento dell'utilità a cui si ispira il contadino con l'estetica dell'inutilità che informa ogni passo del progresso umano e soprattutto la "poiesis" degli anarchici. Poieo significa, in greco antico, "fare". Un "fare" che diventa poesia proprio se accetta il rischio dell'inutilità, della trasgressione, della ribellione. Rimanendo legato alla sfera dell'utilità, il contadino, l'uomo in generale, non può che opporsi al progresso e negarsi ad ogni forma di socialità che non sia la sua propria convenienza. È l'inutilità del gesto, la ribellione alla concretezza del banale, che apre orizzonti nuovi, spesso impensati. E non si parla di follia, perché furono poetici (in questo senso) anche i razionalissimi illuministi, che riscattarono la civiltà dall'ignoranza delle superstizioni e dal concetto di autorità regale discesa dal divino. E la più elevata discriminante è quella del piacere. L'uomo che beve e mangia per il proprio piacere, e non solo per sopravvivere, esce dalla condizione animale. L'uomo che scopa per il proprio piacere, e non solo per procreare, esce dalla sfera animale. Per estensione, l'uomo che uccide per un ideale, e non solo per procurarsi cibo, esce dalla sfera animale. Ti dico questo perché non è accettabile confondere ideali progressisti, come quelli degli anarchici, dei libertari, dei marxisti, con il retroterra oscurantista dei contadini. Non di tutte le persone che coltivano la terra (mi vergogno di dover precisare queste ovvietà, ma oggi è facile essere accusati di razzismo), ma dei valori intrinseci della cultura contadina. Poi, sedersi su un prato ed ammirare le stelle o baciarsi in un fienile è bellissimo, ma non è ciò di cui stiamo parlando.
Devo chiudere, anche se ci sarebbe da scrivere per giorni. La politica è la ricerca di azioni utili in un quadro di possibilità concrete. Spesso utilizza evocazioni ideologiche per mettere benzina nel motore. Ma il fine è sempre quello di arrivare a precise conquiste o a opportune difese.
Nell'Euroitalia d'oggi chi ti parlasse di rivoluzione ti racconterebbe delle balle. Ma una sinistra seria ha senso anche indipendentemente da una retorica rivoluzionaria. Certe conquiste sono costate più di quanto chi è nato nella società dei consumi possa immaginare e alcuni concetti-base che risalgono addirittura alla fine del 700 (liberté, egalité, fraternité) sono ben lungi dall'essere pienamente conquistati. Anche solo la Resistenza dei portati umanistici in una deriva mondiale dominata dalla tecnologia e dalla finanza astratta ha un senso profondo. Nell'Italia, che dentro l'anima della sua burocrazia ha continuato ad essere fascista anche dopo la caduta del fascismo, essere "liberal" è già qualcosa. Dirsi socialisti è marcare una continuità storica che ha avuto e dovrebbe continuare ad avere una sua grandezza. Purtroppo non siamo francesi. Mandiamo giù ogni cambiamento come se non ci riguardasse. In Lombardia (non so altrove) stanno smantellando la sanità pubblica. Scientemente. Se ti scoprono un tumore, come è successo a mio cognato, ti dicono che per gli esami clinici occorrono perlomeno 6 mesi e che se tu hai fretta li puoi fare subito, pagando, in una struttura privata. Fai una cosa così in Francia e il giorno dopo i camionisti bloccano le autostrade, gli spazzini ti riempiono le strade di rifiuti, gli studenti e gli insegnati occupano le scuole e scendono in piazza. In Italia glissano e telefonano al cugino che conosce l'ex amante di un medico che magari può mettere una buona parola, o riallacciano i rapporti con lo zio che anni fa ha tenuto a battesimo una bimba che ora è impiegata all'ASL, si sa mai. Qualcuno (uomo o donna) che risuscita il sentimento dei diritti e il valore delle conquiste, non delle elemosine, fa politica di sinistra. E se anche non è la mia politica, lo rispetto e lo appoggio._
Ancora oggi e un immenso grazie!
Come scrive Edoardo, servirebbero libri di 500 pagine per provare ad approfondire temi che toccano una nettissima minoranza degli esseri umani.
Perchè?
Facciamo non un esempio,ma un giochino piccolo piccolo,su argomento che conosci.
Ti sei sbattuto da qualche anno per comprendere il merito e le ragioni di un bilancio di una nota squadra sportiva e spiegarlo a tua volta ad un gruppo di persone che ti legge.
Nel giochino,
passione per squadra sportiva=bisogni primari e secondari delle persone.
Il tema viene letto non da tutti, ma da una maggioranza, che pare aver compreso bene le differenze tra una situazione precedente e quella presente.
La situazione presente non riesce a soddisfare i bisogni primari e secondari, per cui la precedente perde parte della negatività e viene paragonata alla presente, e si attende una nuova nuova situazione.
In questa fase le tue analisi ed i dati o non contano più, o contano meno del periodo trascorso.
Tornando a noi,tutti i secoli a seguito della rivoluzione industriale, sono stati una costante ricerca di analisi economiche e filosofiche su quanto stava accadendo, alcune estremamente approfondite a livello scientifico ( il Marxismo su tutte) e con uno sguardo verso l’essere umano ed i suoi bisogni, altre più speculative e volte ad affermare il capitalismo, prima nascente e poi lungo il suo percorso.
Da queste analisi nascono liberismo, socialismo nelle loro varie forme.
Oggi queste analisi, di fronte a bisogni primari e secondari sempre più impellenti, vengono, come nel giochino di cui sopra, tralasciate, perdono importanza, anche se naturalmente non per tutti.
Personalmente penso che i motivi di questa fase storica sono molti, ma fra i principali ne trovo alcuni.
Il liberismo ha, nell’evolversi della sua ideologia, promesso libertà e benessere, come obiettivi perseguibili, fermo restando l’impegno di ogni persona per raggiungerli.
Filosofie e narrazioni che si sono scontrate con la realtà del mercato e della finanza.
Due “mostri” i quali, come in Tarkus, grande album degli Elp, sono una sorta di armadilli armati di cannoni e missili,che procedono inesorabili.
Una parte di umanità ha utilizzato il progresso scientifico e si è evoluta nel benessere materiale, ma tendendo a perdere il senso dei valori e di se stessa (persona-oggetto, alienzione nel lavoro e nei rapporti umani).
La parte più grande di questa umanità vivente, è stata indotta in una povertà sempre più profonda, che non pare avere vie d’uscita per questo sistema, perchè povertà necessaria al mantenimento del sistema stesso.
La promessa libertà/democrazia riguardava solo parte dell’occidente, perchè altrove il sistema stesso se ne fotteva altamente ( vedi ruolo del capitale nella formazione dei fascismi in Europa e ruolo degli Usa nella formazione delle dittature in Sud America).
Poteva essere considerato un sistema del genere il “miglior mondo possibile”?
Certo che sì.
Era sufficiente indicare il nemico del “bene” nell’unica alternativa esistente, sistema diverso,che peraltro ci mise ampiamente del suo nel farsi narrare come il “male”.
Ora il “male” non c’è più e nel frattempo è accaduto altro, ovvero quello che citi e conosci meglio di me, cioè la finanza che si è imposta sull’impresa, rendendo la distribuzione della ricchezza tale per cui oggi il 50% della popolazione mondiale detiene appena il 2% della ricchezza mondiale, mentre l'1% più ricco ne controlla il 38%. E lo stesso vale per i redditi: tutto il lavoro di metà della popolazione mondiale conta per appena l'8,4% dei redditi.
Come fa un’oligarchia finanziaria del genere a resistere all’altra parte,a quasi 8 miliardi di persone?
Taglia quel che resta della democrazia e si impone con la forza.
Oggi il re è nudo, ed il potere se non basta la narrazione ha le armi, che siano quelle di Gaza, o che siano i manganelli di un G8 a caso!
Per questo, scrivevo, dopo aver mancato le sue promesse, fallito nell’ideale narrato di progresso scientifico/ benessere economico/ libertà, il mostro si sente in pericolo e diviene più cattivo!
Ma, d’altra parte, questa è la reazione dei sistemi, o degli imperi, che stanno implodendo, come l’esplosione dell’iper obeso che citavo nel post precedente.
In tutto ció, oggi l’alienazione dalla cultura, dalle analisi scientifiche,o semplicemente serie, motivate,di una situazione mondiale, sono deviate dal controllo dell’informazione che spesso è funzionale a “formare” un opinione prevalente,come è sempre stato nella storia, ma cancellando,al tempo stesso,ogni idea/ inchiesta contraria, indipendente, reale e non narrata ( vedi caso Assange e molti altri con lui).
“…ma dalla consapevolezza, da parte di ognuno di noi, di essere irrilevante.”
Il socialismo e le forme di opposizione vera, non di ruolo, come fossero il “poliziotto buono” in alternativa al “cattivo”, sono proprio questo:
cercare di rendere rilevante ció che è irrilevante, rendere visibile chi non conta.
È la lotta di classe, con la naturale mutazione delle classi nel tempo.
La “resistenza” che fanno alcuni, a tutti i livelli, per difendere il valore dell’umanità, per mutare l’irrilevanza degli schiavi per l’impero.
“È nel silenzio e nell'immobilita' che l'uomo ritrova il suo vero essere…”
Caro Maud, penso di comprendere il concetto che esprimi.
Ogni cultura che non sia funzionale, speculativa, puó aiutarci.
Peró con un’attenzione.
Se silenzio ed immobilitá conducono alla consapevolezza, non alienano il pensiero e l’azione che dovrebbe seguirne, sono propedeutici a quella resistenza di cui scrivevo.
Diversamente si corre il rischio di “isolare” l’essere umano in un microcosmo nel quale l’IO trova pace, una dimensione propria, che peró resta scollegata dalla storia e dall’altro da noi.
Per cui diviene “oppio” o Xanax,funzionale al mantenimento dell’esistente.
Vi ringrazio e vi saluto di cuore!
Un “mi piace” non basta: