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Namaskar61 In questa fase le tue analisi ed i dati o non contano più, o contano meno del periodo trascorso.
Caro Alfredo. Quante volte ho, abbiamo, constatato empiricamente il tema della “memoria corta” come dicevano i vecchi.
Citavamo il patto (scellerato) tra scienza ed economia. Le discipline dominanti sono attualmente le neuro scienze, le biotecnologie e l’informatica per la gestione dei dati; tu mi dirai, “ou belin Massimo, cosa c’entra???”.
Sono stati fatti e sono tuttora in corso migliaia di esperimenti per definire i “pattern” delle scelte umane e comprendere il “sentire”, che definisce l’attitudine a decidere e determina le decisioni stesse.
Naturalmente per guadagnarci sopra ma anche per orientare le elezioni, a proposito di “democrazia”, fermo restando l’astensionismo figlio dell’irrilevanza percepita ormai, come deliravo, dalla stragrande maggioranza delle persone.
Anche qui dovremmo discutere anni, tradendo le pillole di “massimi sistemi” che il nostro modo sintetico di interloquire impone.
Per rispondere alla tua correttissima affermazione sul fatto che le mie evidenze non fanno più grande presa, meglio ne fanno progressivamente meno fino a far riemergere paragoni insostenibili (seppur fatti in buona fede ndr) me ne è rimasto impresso uno:
centinaia di volontari si sono sottoposti a due colonscopie senza anestesia, una prima più veloce e una seconda più diluita nel tempo. L’esame tecnicamente comporta , per completare gli accertamenti, dolore e fastidi e l’unica differenza nel caso dell’esame più lungo è stata quella di somministrare un dolore inferiore nell’ultima mezz’ora rispetto a quello più corto.
Caso 1 (tempo inferiore)= dolore totale 10, fastidio totale 10
Caso 2 (tempo superiore)= dolore totale 12, fastidio totale 15
In grandissima maggioranza i pazienti hanno scritto di ricordare con più sollievo il “caso 2” e lo avrebbero scelto se costretti a ripetere, in futuro, l’intervento. Evidentemente avendo stampato nei neuroni il sollievo dell’ultima mezz’ora dove i dolori più acuti sono si sono rarefatti.
Funzioniamo così Alfredo, il nostro “io esperienziale” soccombe sempre all'altrettanto nostro “io narrante”. Posso dimostrare dieci milioni di volte una cosa ma, più mi allontano dal “dolore acuto” più le costruzioni narrative del mio cervello tenderanno a edulcorare i ricordi, trasformando i risultati analitici, fino a stravolgere la realtà.
Le neuro scienze, quelle che tra uno smartphone ben stretto al polso e un sensore biometrico piazzato qui e la, sono già in grado di capire meglio di me cosa voglio. Misurano il battito, il sudore, sentono quando mi viene basanotto () se vedo una scena x piuttosto di y, eccetera eccetera.
Insieme ai dati raccolti e processati a velocità supersonica stanno craccando i processi decisionali della mente umana, dimostrando come la razionalità possa diventare un elemento secondario rispetto a sofisticati sistemi di autodifesa sviluppati in millenni dall’uomo per non impazzire cristallizzando il dolore.
Nel nostro laboratorio la ragionevolezza tiene ancora, il dolore della gestione Preziosi è stato troppo lacerante, per dire, ma “fuori” rischiamo di essere più vicini di quanto immaginiamo a rimpiangerlo… e delle analisi ci siamo già rotti il cazzo anche in laboratorio: “maledetti kommercialisten” “professoren” “CEO dei miei coglionen”… in trincea!
La narrazione prevale sempre sull’esperienza amico mio. Ormai è un dato scientifico e, profilati come siamo tutti quanti, facendo interagire processori e integrandoli, stanno facendo soldi a palate e ci controlleranno ben presto alla bisogna… ci piaccia oppure no
Se uno avesse fiducia nella buona fede potrebbe anche essere una splendida notizia: le macchine ci condurranno a scelte più razionali. Se uno avesse fiducia…