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  • Deliri onirici figli dell'insonnia (quello che non ho...)

La risposta di Edo l’ho letta tre volte (nella speranza non mi prenda in giro 😂😂😂). Se Mashi non lucchetta risponderò con la calma una di queste notti.

Negli ultimi quarant’anni ho letto di tutto e subito influenze soprattutto dagli anarchici francesi cari a Faber, Pirandello (tanto per rispondere a Lindo), i russi come l’anarchico collettivista Mikhail Bakunin e i grandi classici a partire da Fedor.

La sottile linea rossa è costituita dal relativismo (ho citato su QdM talmente tante volte la Buona Novella è il discorso prima della Città Vecchia da stufare persino Alfredo 😉).

Recentemente sono stato folgorato da Yuval Noah Harari di cui ho divorato tutte le opere dove, per chi avrà voglia di leggere, possono trovarsi larghissimi tratti dei miei deliri notturni.

Un tanto per chi dovesse aver piacere di condividere e fosse interessato.

PS: non vedrei l’ora di mettere davanti a una bottiglia di “quello buono” Alfredo, Edo e Greif1957.

    Pensieri sparsi su quest’enormità di temi che in una calda domenica di luglio mi ritrovo sul muretto.
    Sparsi perchè è un’impresa riuscire in un post ad elaborare aspetti di fondamento di ogni vita, che ogni essere sia consapevole o meno della loro esistenza,per tutti, nessuno escluso.

    Togliamo subito l’inciso umoristico di Massimo: Faber non riesce a stancarmi. Non so neppure bene il perchè, ma è così! Per cui citalo tranquillamente quando i tuoi pensieri si trasformano in scrittura, così la giornata migliora!😉

    Altra premessa, semi umoristica, ma non troppo.
    Non so, per limiti miei, se sia possibile, con l’intelligenza artificiale o qualche altro metodo informatico, confrontare i social esistenti, almeno in Italia.
    Ma,cazzo, questo muretto è ben strano! È già diverso sul tema fondante per cui è nato ( il vecchio e quello attuale), ma questo l’ho già scritto in passato e non voglio ripetere.
    Poi fuori dal tema Genoa, escono fuori, per la sicura gioia dell’eroe Mashiro, idee, riflessioni, racconti veri o di fantasia,outing, satira, scazzi, su tutto lo scibile umano.
    Ogni tanto, guardandomi in giro, mi scopro un pó strano e/o poco allineato rispetto a molti nostri simili, diciamo un pó fuori luogo e tempo,ma anche
    voi, belin, fra tutti,non scherzate!!!😂
    Bello peró!!!

    Anima invenzione dell’umanità o componente esistente della persona, come scrive Maud?

    La spiritualità è cosa troppo importante per abbandonarla ai fondamentalisti o comunque agli appartenenti a qualsiasi religione.

    Trascende la materia, la necessità, ma, contrariamente alle convinzioni degli spiritualisti, non vi si oppone.
    Solitamente è gratis, non devi pagarla, puó arrivare in ogni momento.
    A volte la rigettiamo, altre la accogliamo, in altri casi si impone da sola.
    In un grande pezzo del Banco ( Bms, sia lode), Danza di Primavera, si ascolta:
    “Arriva come il mare,
    arriva all’improvviso
    e non sai mai da dove.”
    Questa è uno splendido verso, che definisce, per me,la spiritualità!

    La vogliamo chiamare anima, psicologia, diversi equilibri di neurotrasmettitori cerebrali, sensibilità alla bellezza o al dolore, per alcuni Dio?
    Oppure non la vogliamo proprio chiamare?
    Va tutto bene!
    Non so come definirla, non ci arrivo,ma ho fatto esperienza della sua esistenza ed altri hanno raccontato, in modalità e tempi diversi, questa qualità dell’esistenza e dell’esperienza!
    Diversa dagli animali?
    Boh! Forse si, se ha a che fare con la consapevolezza umana della propria esistenza, forse no se andasse al di là anche del “ cogito ergo sum”.

    La fiducia nelle persone.
    I greci dividevano l’amore in diverse definizioni. Le più celebri sono Eros, l'amore dei sensi, Philos, l'amore famigliare, degli amici, e Agapé, l'amore incondizionato di colui che è pronto a compiere l'estremo gesto del sacrificio di sé in nome dell'ideale.

    Credo che, nonostante il tempo trascorso e quello futuro, questa sia la più completa delle definizioni riferite ai nostri rapporti con l’altro da noi, che non potrà essere contrastata da nulla, tecnologia compresa.
    È una nostra necessità vitale, come mangiare, bere,respirare, ecc., per cui ha a che fare con il desiderio.
    Diffido di chi afferma di amare tutti!
    Quando sento questa affermazione mi allontano in fretta!

    Si puó amare qualcuno, a seconda degli incontri che accadono nel nostro percorso ( caso, oggettività),proprio a motivo dei nostri limiti.
    Perchè i rapporti, non le maschere pirandelliane che giustamente ricorda Edo, tipiche della superficialità e leggerezza borghese,sono una cosa tremendamente seria, coinvolgente.
    Da questo contesto nascono le delusioni, da un desiderio inibito, dalla potenzialità interrotta, dal sentire tradito un qualsiasi percorso comune sul quale avevamo iniziato, che speravamo.
    Per cui,di conseguenza, sfiducia nell’intera umanità, indifferenza.

    Io dico invece, meglio piuttosto un grande odio ( parente prossimo dell’amore, come ci insegnavano gli avi latini), ma darsi sempre altre possibilità di tentare,in caso la vita ci faccia qualche regalo.

    In ultimo le parole ed i fatti.
    Massimo, comprendo quel che intendi.
    Ma di quali parole stiamo parlando?
    Dei flussi ininterrotti di consonanti e sillabe prive di significati, vuote di contenuti? Delle elucubrazioni degli azzeccagarbugli? Delle musse (non quelle vere, sia lode!) che quotidianamente ascoltiamo da fantasmi che ci appaiono di fronte o dietro uno schermo?
    Allora siamo d’accordo!

    Se invece Le parole raccontano di noi, sciolgono le maschere,del nostro vissuto,delle nostre memorie, dei nostri ricordi, sono uno strumento potente,incredibilmente utile, quello più importante( non l’unico) che, in quanto esseri umani, ci siamo dati per comunicare,che ci aiuta a capire meglio noi stessi ed il mondo. Secondo il saggista Igor Sibaldi, le parole hanno prima di tutto il potere di: Fare esistere le cose.

    Dipende sempre da chi le pronuncia e le usa, ma un fatto che non riesci a definire con parole opportune perde il suo stesso valore.
    Concludo dicendo che recuperare il significato delle parole è oggi un fatto rivoluzionario!

    Basta. Per oggi mi spengo e vado a fare un bagnetto perchè mi hanno riferito che deve essere arrivata l’estate!😱

    Ah, dimenticavo:
    sempre in alto i cuori,
    di giorno e di notte, che fa più fresco!🌈

      I deliri onirici scaturivano da una risposta di Alfredo, su altro thread, dove affermava “la politica sta al di sopra della coscienza” e dalla provocazione di Oliviero Toscani sui ragionieri laureati alla Bocconi (per inciso non ho studiato lì dove semmai vado ogni tanto, su richiesta, in ben altra veste).

      Vi dicevo di Harari (cit) “se distorcete troppo la realtà, vi indebolirete e non sarete in grado di competere con rivali più lucidi. D’altro canto, non potete organizzare masse di persone in maniera efficace senza fare affidamento a qualche mito fantasioso. Se rimanete aderenti a una realtà purissima, senza confonderla con qualcosa di immaginifico, poche persone saranno disposte a seguirvi”. Sottoscrivo.

      Un ospedale, come lo Stato, ha bisogno di costruzioni ideali ma funziona (come l’Egitto dei Faraoni) come somma di procedure distinte e frammentate che abbisognano delle competenze di decine, centinaia o migliaia di persone che nemmeno si conoscono. Mattarella è a capo di un’organizzazione burocratica, caro Alfredo, e la burocrazia è una cosa serissima con il solo difetto di avere bisogno di narrazioni fantasiose per stare in piedi… le nostre amate “parole”. Le organizzazioni sono fatte di persone ma sono impersonali e si auto proteggono.

      Capisco come il tutto possa sembrare cinico, ne pretendo tu lo condivida, ma personalmente ritengo funzioni così.

      Il linguaggio scritto può essere ritenuto uno strumento modesto per descrivere la realtà, ma nel tempo è diventato mezzo assai potente per rimodellarla.
      Il mito attuale che tiene in piedi le strutture burocratiche degli Stati occidentali è la “libertà” degli individui, economica e civile, come un tempo furono gli dèi Greci, i faraoni e i monarchi. Religioni, epopea cavalleresca e dottrine politiche figlie della Rivoluzione francese le sovrastrutture immaginifiche.

      Sulla spiritualità, caro Alfredo, non ho risposte prêt-à-porter … troppo complicato. L’interazione tra le tre dimensioni che citavo nel delirio di ieri, generano pulsioni emotive molto complesse. Come diceva Faber, visto che non ti stufi, “se Dio non esistesse bisognerebbe inventarselo il che è esattamente quello che ha fatto l’uomo da quando ha messo i piedi sulla terra”… sostituisco arbitrariamente “spiritualità” a “Dio”, pur consapevole della superficialità della mia miserrima considerazione relativista.

      Molto affascinante e profonda, al solito, la riflessione di Edo su genio e talento.
      Il talento è pervicace, costante e produce risultati concreti, perché è limitato. Il genio è dispersivo e fondamentalmente attratto dall'inutilità. Per questo chiamiamo genio il talento. Il talento lo vediamo e quasi sempre ha le stimmate del successo. Il genio è nascosto, invisibile, inappagato, e se la ride.”

      Hai perfettamente ragione mio carissimo isolano, ma il confine è sottile. Il genio se ne fotte dei risultati, spesso li rifiuta prendendosi beffe della realtà oppure comprendendola talmente a fondo da disperarsene fino al suicidio.

      Quello che ne fa il sapiens è invece molto chiaro: elegge sia il talento che il genio a brand… per vendere milioni di scarpe, dischi, quadri, libri e magliette anche postumi per racimolare moneta.

      Scrivi, commuovendomi, di “persone apparentemente allineate ma che nell’intimo ragionano così”: separare il funzionamento dell’organizzazione burocratica, Genoa compreso, dalla costruzione immaginifica che lo sostiene è doveroso se parliamo di cose concrete.

      Diversamente Gilardino diventa scarso anche se fa duecento punti perché non risponde all’ideale di allenatore del Genoa da parte di chicchessia.

      Nelle organizzazioni burocratiche ci lavoro, mantengono la mia famiglia cosa che mi consente di vivere levandomi qualche soddisfazione materiale di cui non mi vergogno affatto, visto il culo che mi faccio cercando di non prevaricare nessuno. Ne conosco le logiche e provo, con grandissimi insuccessi e frustrazione, a contribuire qui sopra a spiegarle per cosa sono e come funzionano.

      Le reti umane costruite in nome di entità fittizie – gli dei, le nazioni, il Genoa CFC Spa – valutano se stesse dal loro punto di vista. La religione se applica i “comandamenti”, la nazione se promuove l’interesse nazionale, il Genoa se gioca stabilmente in serie A con vista sulle coppe.

      Qualcuno vorrebbe valutare il Genoa o il QdM sulla base dei suoi “ideali”, magari buttando bromuro sulle cose che materialmente funzionano: a questo giochino non voglio giocare e rompo il belino. Non tanto perché avrei problemi a trastullarmi con gli ideali in C – cosa ampiamente vissuta – ma in quanto faccio davvero fatica a confondere i due piani di cui uno (quello ideale) non si alimenta certo di ulteriori sconfitte di cui ho i coglioni pieni.

      Purtroppo, come direbbe Mau, abbiamo il nostro Karma e rischiamo di tornare nella bratta se non troveremo in fretta una soluzione sulla proprietà: non per questo dobbiamo confondere i prestiti con gli acquisti o fare di Spors un feticcio manco fosse Tutankhamon.

      Un carissimo abbraccio a entrambi. Evviva QdM e sempre forza Genoa

      Namaskar61
      Sono contento che hai scritto.
      L'anima è materia. Il corpo è anima. L'anima è corpo. Il corpo è materia. Ciò che muove tutto è l'energia. Non certo quella creata da corrente, turbina, dinamo o altro. Non c'è scissione tra le cose. Yoga nasce dalla radice sanscrita YUG, che principalmente vuol dire unione, giogo, quello che univa i buoi per arare i campi. Unione di corpo e anima, spirito e materia. Ormai le neuroscienze vanno verso quella direzione. Ti ringrazio Alfredo per le consuete sagge parole che esprimi e che illuminano di bontà questo sito di tifosi così particolari.

      I miti tengono in piedi le organizzazioni, ma sono utilizzati pure per minarle da chi le vuole distruggere.

      Il nostro mito preferito ha un nome e un cognome: al secolo Johannes Spors.

      “quello è buono”: lo ha preso Spors

      “l’altro è grammo” Spors non lo voleva “ma deve dare il benestare…” ingerenza di Ottolinen

      “è grammo e lo ha scelto Spors”: era distratto perché volevano farlo fuori

      “è buono ma lo ha scelto Ottolinen”: col beneplacito di Spors

      “è grammo e lo ha scelto Ottolinen”: ormai lo han fatto fuori (a Spors)

      “è un prestito con diritto”: acquisto di Spors

      “è un prestito con obbligo”: Prestolinen! “ma è buono…” grazie al cielo è intervenuto Spors

      “prestito secco”: Prestolinen! “era buono e lo abbiamo riscattato”… diavolo di uno Spors

      “si è rotto”: maledetto Ottolinen “era una scelta di Spors…” Ottolinen porta sfiga!

      “era buono ma non l’abbiamo preso…” non hanno dato il benestare a Spors

      “era grammo e per fortuna non l’abbiamo preso”… stoppato da Spors “ma lo aveva proposto lui e non gli hanno dato il benestare” propaganda di Ottolinen spalleggiato da Zangrillen

      Johannes Spors è caduto dal cielo dispensando miracoli per dispetto a chi lo ha scelto e gli paga lo stipendio, rimediando alle cazzate degli infidi collaboratori. Impossibile faccia belinate essendo dotato di infallibile algoritmo, e se belinate sono state fatte è per causa di ingerenze esterne.

      Se non fosse per il malefico sergente Pippardinen, in combutta con Her Ottolinen, diavolo di un colonnellen, avrebbero reso anche quelli grammi, (solo se scelti da Spors ndr) mentre se i buoni hanno giocato sempre, nel loro ruolo, è perché si è imposto su Culardinen dallo spazio siderale.

      Dal momento in cui Spors è stato allontanato dalla squadra, i risultati sono rimasti buoni grazie a poteri paranormali dello stesso in barba ai sabotatori.

      Se i risultati cambieranno sarà perché Spors si è stufato di condividere i meriti con infidi e blasfemi traditori.

      Amen!

      PS1: in trincea contro i beceri commercialisten!
      PS2: viva Bonvi e le Sturmtruppen...in trincea si impiccano i pidocchien!
      PS3: non c'è un neuronen

        4Mazzi nostro mito preferito ha un nome e un cognome: al secolo Johannes Spors.

        “quello è buono”: lo ha preso Spors

        Si c'è da precisare solo riferito a qualche writer qui su QdM.
        Perché nel mondo Genoa dopo la retrocessione per la stragrande maggioranza dei saccenti tifosi rossoblù Spors era un nerd che si dava all' onanismo con i suoi algoritmi ,un incapace che aveva pagato 6 mln Yeboah,Martinez una marchetta ai suoi amici etc etc.La stragrande maggioranza dei tifosi , degli opinionisti e giornalisti invocavano un ds esperto e soprattutto italiano e percula vano Spors ogni volta che potevano .Per la risalita ci hanno tritato il cazzo con Coda ed Aramu e nemmeno di fronte a un loro rendimento insufficiente riescono a fare mea culpa e danno merito alla cosiddetta corrente mediterranea per la promozione anche se bontà loro su Spors si sono dovuti ricredere .In Spors We Trust era nato proprio in contrapposizione a questa vecchia mentalità che circonda il mondo Genoa e lo rifarei anche oggi se lo ritenessi utile .Poi riguardo ai miti hai mille ragioni ed io stesso ho scritto che questo approccio fideistico verso Spors oggi rischia di creare un idolo feticcio che non corrisponde alla realtà ,so anche benissimo che non era riferito a me il tuo post ma ho solo voluto puntualizzare il momento storico nel quale e' nato e perché lo Sporsismo 😀 sul muretto.

          Mister_No
          Ciao Marco.
          Hai perfettamente ragione, davo per scontato di considerare dinamiche interne a QdM.

          Se allarghiamo il discorso all’interno mondo Genoa sia potrebbe fare parodia uguale e contraria.

          La realtà, mia personale opinione, è l’equilibrio (in qualche fase instabile e critico come per l’esonero di Blessin) tra le due “anime” se così vogliamo chiamarle.

          Ha funzionato, fino a oggi e con tutti i limiti… se ne facessero una ragione.

          Il tifo lo faccio al Genoa CFC e a nessun altro.

          Mister_No questo approccio fideistico verso Spors oggi rischia di creare un idolo feticcio che non corrisponde alla realtà

          Però, dai, ammettilo, dopo la caduta del Muro di Berlino c'era bisogno di un po' di sano fideismo.

          Mito Spors in evoluzionen…

          fino a ieri era sparito in polemica con gli Uffizialen superioren e il perfido Ottlinen.

          Oggi riappare e trasforma il perfido Ottolinen in Tenente novellinen… a roncolate 😂

          Et voilà

          Impavidi o stupiden?

          Prosegue il ritiren e il mercato maledetten.

          La piccola fedetta prussiana - Mashiren - ha avvistato l’infido Pradè, intento a preparare una nuova imboscata complottando per sedurre il bel Gondonen.

          Panico nelle retrovie! Già si sprecano le profezie di sventura da parte delle solite cassandren… l’infortunio del giofane Matturren viene interpretato come segno del destino e agita il dibattito tra le truppen. Gli inguaribili ottimisti, squallidi fiancheggiatoren, sperano che l’ennesima tranvaten lo svegli dal torpore e la smetta di dare la palla sempre indietro mentre i detrattoren danno colpa al sergente Gilardinen.

          Il saggio Edoarden, bofonchia in trincea per poi urlare: è una cazzo di mezzalen!!!

          Mentre il fiero alleaten Galeazzo Musolesi si erge su uno scranno improvvisaten per aizzare la truppa con parole bellicosen: “ingrato Palladinen! vallo a prendere in quel posten invece di cercare i ciocatori del Ghenua che ti ha dato tanten”.

          Stranamente le impavide parolen fanno breccia sul nobile alleaten del Sol Levante, intrepido aviere dell'aeronautica militare dell'Impero Giapponese, decollaten con l’ardito procetto di schiantarsi sul fiola parken per seminare il panico nelle file del nemico. Ma il perfido Ottolinen, fiancheggiatore di chiunque ci foglia indeboliren, aveva svuotato nella notte il serbatoio di soppiatten: l’alleaten è stato avvistato mentre cadeva in mare verso Portofinen riuscendo a impanicare la servitù di Piersillfio Berlusconen… a questo punto determinaten a non comprarci mai più: diafolo di un Ottolinen!

          Nel frattempo grande scalpore ha suscitato dal discorso di Her Spors al campo extra lusso degli uffizialen superioren: “dal momento che non abbiamo più i soldi per pacare l’affitten, sono andato da Di Marzio a dichiararen che apriamo le porte a tutti!”… il lucido generalen Bla Bla Blasquez lo ha subito apostrofato: “rientra nei ranghen! hai rofinato anni di propaganden… che glielo dice ai boccalonen del muretto che non è sempre colpa di quel coglione di Ottolinen!!!”.

          Finito la xanax Ferretti Linden tentava il suicidien…

          Intanto il bel Gondonen riflette sulle avance della scalcinata fiorentinen… e noi tremiamo sperando ancora rimanga, forti dell’amletico sospetto: in Islanda, pare lo accusino di aver posato una mano su un culen…

          continuasse a preparare la focaccen!

          PS1: 4mazzen penzola in Piazzale Loreto dopo aver tentato di arringare la folla sul senso economico della possibile dismissionen… il bilancio lo chiudiamo a Giugno 25 brutto coglionen! avevano racionen: in trincea contro i luridi kommercialisten!

          PS2: non c’è un neuronen

          Dedicato ad Alfredo Namaskar:

          Giacomo Leopardi, Fedor Dostoevskij, Franz Kafka, Jean-Paul Sartre, Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè…

          esistiamo, siamo qua… adesso, nudi come vermi. Veniamo dal nulla per tornare nel nulla; ne siamo consapevoli e questo ci dispera, ruba il senso delle cose gettandoci nella disperazione. Poi, d’incanto un sorriso, una bella fica, la solidarietà di cui è capace solo chi non ha niente. Gente a cui il potere non interessa, privilegio della disperazione o regalo della morte prima di chiamare.

          Fu il rock’n’roll, prima, è la generazione beat, poi, a far tornare di moda il nero, i guasconi ribelli che sbeffeggiavano le convenzioni sociali e le cattedrali del potere.

          Generazioni di perduti, tutti a loro modo in cerca dell’autodistruzione ma inesorabilmente dotati di grande senso artistico, come se le sensibilità eccelse si trovassero solo nella disillusione delle guerre che generò questa corrente di pensiero.

          E quanto talento attrasse e che eredità ha lasciato…

          Ma, se veramente l’esistenza precede l’essenza, l’uomo è responsabile di quello che è. Così il primo passo dell’esistenzialismo è di mettere ogni uomo in possesso di quello che egli è e di far cadere su di lui la responsabilità totale della sua esistenza. E quando diciamo che l’uomo è responsabile di se stesso, non intendiamo che l’uomo sia responsabile della sua stretta individualità, ma che egli è responsabile di tutti gli uomini […]. Soggettivismo vuol dire, da una parte, scelta del soggetto individuale per se stesso e, dall’altra, impossibilità per l’uomo di oltrepassare la soggettività umana. Questo secondo è il senso profondo dell’esistenzialismo (Sartre, 1946)

          “Lottavano così come si gioca / i cuccioli del maggio era normale / loro avevano il tempo anche per la galera / ad aspettarli fuori rimaneva / la stessa rabbia, la stessa primavera” (Fabrizio De Andrè - introduzione a “Storia di un impiegato”)

          ”Sartre e Faber pensano, scrivono e producono opere letterarie, artistiche e musicali che vogliono narrare dell’uomo del secondo dopo-guerra, degli anni della Guerra Fredda e del Sessantotto. Il cantautore genovese scrive e produce musica per gli ultimi. L’Impiegato non dovrebbe rappresentare uno degli ultimi: sta nel mezzo, nella sua mediocrità lontana dal vertice del potere e lontana dalla miseria e dai rischi che gravano sulle spalle degli ultimi (tra cui anche gli studenti finiti in carcere). Sartre, da parte sua, vuole analizzare l’esistenza umana attraverso il suo agire, della sua libertà che poi è quasi sempre ridimensionata dal regno della necessità.”

          L’anarchia pessimista che tanto ci ha fatto innamorare.

          Buona notta amico mio.

          Belin Massimo, che nottate fai?😂

          Intanto grazie del post e della dedica.

          Essendo il tuo scritto molto denso e ricco, ti devo ( e mi fa naturalmente molto piacere) una risposta degna del tuo stimolo.

          “Ma, se veramente l’esistenza precede l’essenza, l’uomo è responsabile di quello che è. “

          “Soggettivismo vuol dire, da una parte, scelta del soggetto individuale per se stesso e, dall’altra, impossibilità per l’uomo di oltrepassare la soggettività umana. Questo secondo è il senso profondo dell’esistenzialismo (Sartre, 1946)”

          Sartre, e gli altri che citi, sono dei giganti del pensiero della sensibilità umana e della genialità.

          Nel mio piccolissimo, ho ragionato spesso sull’oltrepassare la soggettività umana o meno e sul concetto di individualismo.

          Sartre scrive che l’uomo è responsabile di quello che è.
          L’affermazione è, a mio avviso, vera solo in parte, cioè quella parte, grande o piccola dipende, in cui l’individuo riesce a scegliere e a non essere “soffocato” dall’oggettivo ( fato, destino, ecc.).
          Ad esempio, banale, ma non troppo, la vita di chi nasce in un villaggio africano, cinese o indiano presenza dei dati oggettivi diversi dai nostri punti di partenza.

          Così come, per fare un diverso esempio, la presenza o meno di una X patologia muta possibilità e prospettive fra me e un’altra persona, anche se nati e cresciuti nel medesimo luogo ed condizioni.

          Anche per il genio di Leopardi, sono due le fasi principali: quella del cosiddetto pessimismo storico (la storia è causa dell'infelicità umana) e quella del cosiddetto pessimismo cosmico (la natura condanna l'uomo all'infelicità).

          Detto questo, la relazione fra individualismo e collettività è anche un costante tema deandreiano, che trova nello splendido Storia di un impiegato ( il primo vinile che acquistai in vita mia,all’età di 14 anni), l’esempio più forte e completo fra i suoi concept album, ricordando anche gli ottimi Bentivoglio, Piovani,
          co-autori di testi e musiche

          Questo dato dell’oggettività/destino è presente all’inizio dell’album nel ritrovarsi dell’impiegato come un semplice ingranaggio della macchina capitalistica,a cui diverse persone avevano provato a ribellarsi, inutilmente, negli avvenimenti del 68’.

          È inizialmente un uomo plasmato dal “buonsenso” che se ne fotte di quel che accade intorno “…Ma non importa adesso torno al lavoro…”.

          Come lui, non tutti si erano ribellati. Molti avevano paura, rimanevano nel recinto, sbattevano la porta in faccia “avete chiuso le vostre porte sul nostro muso…”,non avevano coraggio, e credevano alle notizie in televisione.

          Lavoro sicuro e certezze moderate
          “…non vogliamoci del male…” perché non ci sia violenza. É un conservatore, la sua esistenza affrescata da cose inutili (“…E io contavo i denti ai francobolli…”).

          Ma c’è qualcosa che lo spinge ad un l’idea,un gesto forte,qualcosa che superi il suo individuo,qualcosa come un sogno (Il sogno numero uno nell’album).

          Il ballo mascherato è il simbolo dell’ipocrisia e il mantenimento di una situazione in equilibrio e per cementare un potere. Si balla, ci si accorda, si divide il malloppo e la maschera rende invisibile chi è già potente.

          L’impiegato esce da un sogno ed entra nel Sogno numero due, dove si ritrova davanti ad un giudice dopo aver realizzato, nel primo sogno, il gesto forte, cioè gettato una bomba.

          Ed a questo punto si trova la prima intuizione profetica di Fabrizio.
          Nel flusso melodico, un pó in stile Jethro Tull, il giudice gli dice che la sua esigenza di un gesto dirompente,era solo la sua personale ricerca di potere.
          Ha ucciso il potere, ed è diventato il potere.

          Mi ricorda molto i mutamenti dei diversi protagonisti ( leader o meno) del 68’ o della “sinistra” di allora, poi divenuti parte integrante e protagonista del potere.

          Nelle ultime parole il magistrato infatti mette l’imparzialità della giustizia nelle mani del nuovo potere (l’impiegato), chiedendogli se vuole essere assolto o condannato.
          Fabrizio spiegó che questo brano, come La Canzone del Padre subito dopo, nasce dall’esigenza del potere di rinnovarsi.
          Il potere esiste continuamente, come dato di fatto. Il potere si rinnova, cambia, è un ciclo come la notte segue il giorno, ma rimane sempre presente .
          Sradicato un potere, chi lo aveva combattuto ne crea uno nuovo.

          Altra intuizione geniale.
          Nella parte finale , il giudice gli racconta del giorno in cui aveva giudicato chi gli aveva dettato la legge, “Prima cambiarono il giudice, e subito dopo la legge.”
          Ricorda qualcosa di questi ultimi quarant’anni?

          Il giudice gli offre il posto di suo padre nella società borghese. Un posto di comando (il “ponte”), da cui comanderà “le navi” sotto di lui (“le più piccole dirigile al fiume”) e non si occuperà di chi è più potente di lui (“le più grandi sanno già dove andare”).

          Poi subentra Berto che ha lasciato la scuola, preferisce “contare sulle antenne dei grilli”, e “non usa mai bolle di sapone per giocare”, cioè non sogna mai.
          Di umili origini, è figlio di una lavandaia che “seppelliva …in un cimitero di lavatrici”. La madre, quasi una figura eroica, si spezzava la schiena , e si fermava solo “per suggerire a Dio di continuare a farsi i fatti suoi”.
          Berto nel sogno è uno sconfitto e si lascia “piovere addosso”, passivo spettatore degli eventi che, nell’oggettività di cui scrivevo sopra,non può o non riesce a controllare (la pioggia metafora della vita).

          Così scappa, non vive, per la paura di non saper trovare un proprio posto nella società, “la paura di arrugginire”.

          Si chiude il sogno numero due.
          L’impiegato ha preso il posto di suo padre, ed è diventato il nuovo potere.
          Ha fallito.
          Si sveglia.
          E decide di farsi giustizia da solo.

          Incapace di fare a meno del suo individualismo, l’impiegato sceglie un gesto effimero e solitario, totalmente inutile.

          Un gesto individuale violento, ma per questo più umano della maschera e dell’apparenza.

          Anche nel gesto reale e non sognato di ribellione, è impacciato, impreparato e fallisce, facendo esplodere solo un chiosco di giornali.

          La poetica, insieme alla genialità , portano Fabrizio ad annullare il tempo e la cronologia degli avvenimenti del suo racconto e si affida ad una sorta di ironia della sorte: una foto della donna che ama appare nella prima pagina di ogni giornale volato in aria.

          A questo punto nasce quel capolavoro ,dentro un album superbo,che è “Verranno a chiederti del nostro amore”.
          Pezzo che è inserito nella storia, ma è autobiografico, in quanto scritto per Puny, la prima moglie di Fabrizio.

          Nella storia dell’impiegato,gli sciacalli arriveranno subito “Quando in anticipo sul tuo stupore verranno a chiederti del nostro amore”.

          L’amara consapevolezza che Loro “Sono riusciti a cambiarci, ci sono riusciti lo sai”

          Lui l’ha invita a difendere e preservare questo loro amore concluso, e chiude il pezzo con una domanda,uno dei versi più belli dedicati ad una donna che si possano leggere, quasi un augurio:
          “Continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai”

          Infine il carcere.

          In quei giorni capisce l’importanza della collettività in confronto all’inutilità dell’individualismo, la causa del suo gesto.

          Passato e presente dell’impiegato sono rovesciati. Prima uomo libero, ora ospite di una prigione.Prima individualista, adesso parte di una collettività.

          Dal carcere la sua voce per la prima volta è parte di un coro. Vive la sua prima esperienza collettiva, con tanti altri uguali a lui, vestiti come lui, e capisce tante cose, tranne ..”qual’è il crimine giusto per non passare da criminali”.

          Nel carcere, l’impiegato ha trovato il suo equilibrio, capisce che si può cambiare davvero con un sforzo collettivo “per quanto ci riteniamo assolti, siamo per sempre coinvolti”.

          • [ ] Come in “Amico fragile” ed anche in “Giugno 73”, successive, Fabrizio mostrerà il distacco netto dalla sua classe di appartenenza, nel finale di “Storia di un impiegato” va oltre il pensiero di Stirner, suo punto di riferimento culturale, per abbracciare una anarchia non più individualista,ma che guarda al marxismo, senza abbracciarne l’intera dottrina,ma con uno sguardo simile,rivolto anche agli altri, soprattutto alle “Anime salve”,alle “visioni di anime contadine in volo per il mondo”.
            Ed in questo, viene naturale l’accostamento di Fabrizio alla visione ed alla sensibilità di un’altro grande, Pier Paolo Pasolini.
            Ma mi sono fatto prendere la mano ( per colpa tua😉) e mi sono dilungato troppo.
            Per cui chiudo così!
            🍷🍷

            Namaskar61
            Non una cosa fuori posto, ipotesi e pensieri ultra condivisibili, analisi dell'album perfetta.
            Mi soffermo sull'alternanza essenza/esistenza.
            Sono profondamente convinto che essenza sia alla base dell'esistenza. Ovvero senza un'essenza nucleo non esiste l'esistenza. Sarà che nella cultura induista è espressa meglio di come faccio io la teoria. Che è pratica a pensarci.
            Ātman e Brahman. Essenza assoluta ed essenza dei singoli. Non sono separati. Il dualismo non esiste perché fuorviante e non corrispondente alla realtà. Il dualismo o oltre si crea in un'essenza separata che non sa vivere se stessa per sé stessa. Così individualismo e collettivismo non sono opposti ma frutto del Kārma (la ruota, l'azione che perpetriamo appunto nell'esistere l'essenza). La perenne reiterazione delle azioni ci conduce al dolore e alla sofferenza che ci portiamo dietro nelle vite che viviamo (non solo inerente la reincarnazione). Ma, nella Bhāgavadgīta, testo sacro degli Indu, Krşna suggerisce l'azione all'inazione. Non è un controsenso ma una presa di responsabilità sacra.

            Grazie Alfredo, e grazie Massimo degli stimoli offerti.