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Bortolazzi ...purtroppo temo che il punto sia proprio questo, ma non solo nel calcio: bisogna stimolare la reazione con polemiche, scandali, grida et similia, questo è quello che vende/fa ascolti/ fa clic.
In itaglia il giornalismo è morto quando la percentuale di italiani affetti da analfabetismo di ritorno ha sfondato il muro dell' accettabile, oserei dire ormai a cavallo degli anni 2000. Da lì in poi è stata tutta discesa per i venditori di patacche.
Tralasciamo il livello qualitativo, che non supera le scuole medie, non di oggi, ma della mia generazione che ha studiato al più tardi negli anni 90. Leggo talvolta dei pezzi che prenderebbero un sonoro "3" da tutte le prof che ho avuto, dalla quinta elementare in su. Per quanto ci mettano pure dell'impegno e siano genoani (il che è un'aggravante, peraltro), mi vengono in mente almeno due giornalisti locali "a la page" a cui un ripasso della punteggiatura e del rapporto tra principali e subordinate farebbe decisamente bene.
Mi raccontarono anni fa, credo sia vero, che sciu aldo ad un certo punto venne spinto dai familiari a prendere una rinfrescata di italiano e difatti si ripresentò in televisione decisamente sgrezzato rispetto a quel ruspante portuale che avevamo conosciuto i primi anni, forgiatore instancabile di "perle" indimenticabili. Questo per dire che non c'è vergogna a studiare se si è consci di zoppicare in qualche materia: studiare l'italiano, ancor prima del gioco del calcio (i cui regolamenti si dovrebbero declamare a memoria, come una mia prof declamava per intero la Divina Commedia), per chi ne fa una professione retribuita dovrebbe essere il minimo sindacale.