Ciao Pasquale, innanzitutto complimenti per quello che hai scritto stamattina, molto intimo come sempre.
Penso che una canzone, un’ opera d’arte, un libro, una prestazione sportiva, tutto cio che rende speciale un momento per sempre rimane nella nostra memoria più intima e recondita e nessuna azione più o meno deplorevole dell’autore ne dovrebbe modificare il ricordo che a distanza di anni ci provoca la stessa felicità.
Nessuno ha il diritto di giudicare i cambiamenti che ognuno di noi porta avanti nel tempo, non si smette mai di crescere e di cevolversi, il che comporta anche cambiamenti radicali.
La canzone riporta ad un momento molto intimo e specifico ed ogni volta che la riascoltiamo la nostra mente ci porta dolcemente laddove eravamo, anche se nel frattempo siamo cambiati noi ed è cambiato il mondo, a maggior ragione chi quella canzone l’ha scritta o cantata. Detto questo, trovo che andare ad un concerto di un artista che ha compiuto una virata così radicale nel suo pensiero e nella sua spiritualità sia un po’ diverso dal riemozionarsi a sentire la canzone di 40 anni fa. Andare ad un concerto è un modo per professare a distanza di tempo quell’amore per chi ha scritto o interpretato una canzone, è una professione di fede, e per quel passo magari mi farei delle domande a fronte di certe virate radicali, pur rispettando le scelte tue e di tutti quanti.
Sono contento che tu sia tornato a scrivere (anche qui).