Belin ragazzi 😁 rispetto allo stress correlato (non sempre agli euro) siete andati un po’ oltre.

Dal mio punto di vista avete ragione sia quando sostenete l’esistenza di opportunità per chi è in condizione di coglierle sia sul blocco dell’ascensore sociale.

Il problema dell’Occidente, ed in particolare dei paesi manifatturieri , è che determinati lavori non sono più ritenuti in grado di generare auto-realizzazione. Argomento che va al di là della retribuzione.

Un saldatore con determinati patentini guadagna 4k€ al mese, ma non lo vuole fare più quasi nessuno. Ho lavorato con centinaia di ingegneri frustrati da mansioni impiegatizie dov’è vedono rendere maggiormente ragazzini svegli col PC. L’industria é compressa da trent’anni dalla concorrenza asiatica e “regala” marginalità bassissime al netto di poche eccellenze che riescono a far pagare i prodotti non per l’uso ma per brand (in Italia Ferrari, Brembo e pochissimi altri marchi).

Costruire un ponte, una nave, una strada, un impianto di produzione di energia elettrica, una turbina richiede enormi competenze tecniche e gestionali ma non remunera.

Peccato rappresenti comparti che danno occupazione.

Turismo e commercio, seppur remunerativi, richiedono competenze inferiori ed assumono extracomunitari. In qualche modo il problema di certe mansioni (cuochi, camerieri, etc) soffre il medesimo problema dei saldatori con l’aggravante di non garantire il reddito dovuto.

Il problema non è solo italiano, da noi è più grave per il peso relativo più alto di manifattura e turismo rispetto a finanza e digitale, nonché dalle casse disastrate dello stato. Ma si tratta di un mero anticipo di qualche anno rispetto alla situazione di paesi come Francia e Germania, mentre negli States il cinquanta percento dei votanti sostiene Trump non per caso. Sono i contadini e gli operai del midwest seppur aiutati da un economia di sussidio che riesce (ancora) a compensare con trilioni di investimenti pubblici.

È un mondo in trasformazione rapidissima con il problema di non aver individuato una meta ma solo la consapevolezza di dover cambiare.

Riguardo ai social ed ai nuovi lavori quali lo youtuber, l’influencer, etc, sono lavori di marketing (chiedete a un produttore di vino se è più importante farlo buono o affidarsi al “branding”), che non creano valore ma generano provvigioni.

Dove può andare un mondo dove chi urla “venghino siori venghino” guadagna dieci volte chi ha prodotto il bene che i “siori” corrono ad acquistare? qualcosa non torna…

Ianna se ianna dice di chiudere gli OT. Chiudiamo gli OT vuol dire che ho esagerato 😃

4Mazzi L’usura lavorativa è determinata da elementi non correlati alla retribuzione.

L'usura è propria di tutti i lavori che sono lontani dalle aspirazioni, dai sogni e dalle inclinazioni dei cittadini che lavorano.
Questo è il dato certo da cui partire.
L'abolizione della schiavitù è stata una bella dichiarazione di principio, dopo di che è stata reintrodotta legando i destini dei cittadini a un salario commisurato, nella gran parte dei casi, alla sopravvivenza, misurata sulla base del reddito medio di ciascun paese. 1500 euro laddove per avere un tetto sopra la testa, pagare le spese essenziali (elettricità, acqua, eccetera), vestirsi e sfamarsi, ne servono 1400; 500 euro, laddove per sopravvivere ne occorrono 450. La dipendenza da un salario che garantisce la sopravvivenza induce quasi tutti a perseverare nella difesa del posto di lavoro, senza competere per opportunità migliori ma incerte e spesso anche a rinunciare a battaglie che potrebbero mettere a rischio il miserabile status quo.
La sintonia tra la personalità individuale e il proprio lavoro è sempre stata alla base del pensiero sociale, quando ancora queste tematiche erano devolute ai filosofi invece che ad economisti miopi o, peggio, a ignoranti prestati alla politica.
La Repubblica di Platone forniva una parziale risposta, auspicando che ciascuno svolgesse i compiti per i quali si sentisse portato, arrivando all'estremo (apparente) di affermare che le donne e gli uomini sani e belli facessero tanti figli, ma che poi venissero allevati in strutture dove agivano donne portate a prendersi cura dei minori e uomini in grado di educarli con la cultura e con l'esempio.
Poteva essere una base su cui interrogarsi, immaginando quale tipo di Stato potesse garantire un modello sociale di questo tipo. Ma l'Europa, e più tardi la colonia fondata in America dai fondamentalisti espulsi e dagli avventurieri che si sono impossessati con la forza delle terre, non ha attinto dalla cultura classica, greca o latina, ma piuttosto dal modello oscurantista del monoteismo ebraico, più funzionale, coi diversi aggiustamenti, a supportare una visione autoritaria del potere.
Marx ha affrontato il tema, prefigurando una società comunista, al culmine del processo di realizzazione del socialismo, dove, garantite in modo egualitario le risorse essenziali, i cittadini lavorasseso per loro gusto e in base alle loro inclinazioni in un contesto solidale. Purtroppo non si è mai potuto verificare se l'ipotesi fosse concretamente realizzabile perché storicamente non si è mai superata la fase del socialismo reale, che si è poi quasi sempre trasformato in un dominio autoritario e tirannico della cosiddettà avanguardia che avrebbe invece dovuto assicurare l'evoluzione del processo.
Il liberalismo, paradossalmente, non era molto lontano da un modello vistuoso. Quando la teoria liberale apparve, in contrapposizione all'autoritarismo conservatore, propugnò un principio rivoluzionario: l'uguaglianza dei punti di partenza, vale a dire la competizione per collocarsi nella scala sociale in base ai propri meriti. Anche questo principio, come quello dell'abolizione della schiavitù, divenne presto un'utopia, spogliato di ogni valore proprio da coloro che si sono fatti paladini delle idee liberali. Perché funzionasse bisognava infatti avvalersi di regole che azzerassero i privilegi acquisti e trasmessi dalle generazioni precedenti, in modo che i figli scemi dei ricchi cominciassero da zero (o quasi) competendo con i migliori virgulti della loro generazione nei vari campi. Diciamo che il principio liberale dell'uguaglianza dei punti di partenza avrebbe avuto bisogno, per funzionare, di un'avanguardia leninista al potere che fissasse e facesse rispettare in modo virtuoso le regole della meritocrazia.
Si potrebbe disquisire all'infinito. Ma torniamo alla bassa attualità,
La situazione attuale è senza vie d'uscita. La rivoluzione è impossibile laddove non ci sono simboli viventi del potere, che in molti casi sono solo prestanome o prestafaccia dei potentati reali occulti. Il lavoro è disumano, nel senso che è legato al profitto. E finché il lavoro è una componente del meccanismo che genera profitto, il lavoratore è una pedina intercambiabile senza identità. La miopia politica continua a enfatizzare il lavoro rivestendolo di significati insensati. Addirittura l'Italia continua a mantenere nella Costituzione il fondamento della "repubblica fondata sul lavoro", anziché, per esempio, sulla solidarietà o sul perseguimento della felicità dei propri cittadini. I padri fondatori sono assolti, dato che si ispiravano al tardo positivismo dell'industrializzazione e della riconversione delle masse in una tipologia di lavoro modellata sulla vecchia civiltà contadina. Ma, per scarsa attitudine alla filosofia, trascuravano un elemento: che il lavoro è da sempre la maledizione della specie umana, che deve assicurarsi con sacrificio e sudore i mezzi di sussistenza. Il progresso, mitizzato e sbandierato da più parti, avrebbe dovuto tendere all'abbassamento dei sacrifici necessari per garantire la sopravvivenza e a riscattare il maggior numero possibile di persone dalla maledizione del lavoro, a cominciare da quello usurante. Cosa che in parte è stata fatta, ma con lo sguardo orientato sul profitto e non sul concetto filosofico, umanistico e sociale del riscatto dal lavoro. E così si continua a santificare il lavoro anche se il lavoro non c'è più. Nel 700 due soli paesi lungimiranti, la Svizzera e la Repubblica Veneta, avevano concepito di assicurare una paga a chi non lavorava, o perché non trovava lavoro o semplicemente perché non aveva voglia di lavorare. Una specie di reddito di cittadinanza motivato da due considerazioni: che se venivano finanziati, questi soggetti non delinquevano, ma soprattutto che, se ricevevano una paga, diventavano, in pace e in guerra, i principali sostenitori e difensori della Repubblica.
Sarebbe il caso che gli Stati cosiddetti "democratici" cominciassero a prendere seriamente in considerazione la necessità di pagare i propri cittadini per non lavorare. Da una ricerca del Politecnico di Zurigo, risalente agli anni 90, emergeva che le grandi aziende obbligate a non ridurre il personale per evitare problemi occupazionali allo Stato (e di conseguenza remunerate dallo Stato) applicavano la tecnologia industriale in una misura inferiore al 30%, perché se avessero applicato il 100% della tecnologia disponibile (e aumentato di conseguenza i profitti) avrebbero dovuto licenziare più dell'80% del personale, soprattutto la manodopera. Nella stessa circostanza ho personalmente assistito alla dimostrazione di un industriale tessile che, con un semplice modem, controllava tre complessi industriali, uno in Italia, due in Asia, dove operava un solo dipendente per fungere da guardiano e ovviare a qualche possibile panne elettrica. Il rapporto d'impiego della manodopera nell'industria tessile, dagli anni 60 (1960) agli anni 90 (1990), era di 2000 a 1. Duemila a uno. Il lavoro è un entità che in gran parte sopravvive, per esigenze politiche, regolato sui parametri tecnologici e sociali del secolo scorso. Implementando la tecnologia, il lavoro, che già scarseggia, si ridurrebbe in misura esponenziale, mentre aumenterebbe a dismisura il profitto. In società fortemente basate sui consumi sarebbe dunque ragionevole agire sui profitti per pagare la gente facendola rimanere a casa, con tutte le conseguenze sociali e culturali conseguenti. Nessuno ha per ora la forza di abbozzare una riforma globale di questo genere. Così gli immensi profitti generati dalla rivoluzione tecnologica "controllata" finiscono nelle tasche di pochi e la disoccupazione conseguente viene gestita con "qualcosa ci inventeremo" in modo che non superi il 25% che gli studiosi indicano come limite oltre il quale l'ordine sociale è a rischio.
Aggiungo, in questa disperante analisi d'impotenza e di sudditanza, che l'Italia vergognosamente tende ad accreditarsi come potenza europea, al pari di Francia e Germania, con un economia disastrata basata sullo sfruttamento dei lavoratori di ogni ordine e grado. Negli ultimi 20 anni, in Francia i salari sono aumentati del 33%, in Germania del 24%, in Spagna del 22%. In Italia sono diminuiti dello 0,5%. Non ci sono medici per coprire le esigenze dei Pronto Soccorso. A Ventimiglia, per un servizio logorante di 8+4 ore, un medico di Pronto Soccorso viene pagato 1500 euro. A Mentone 3000. Perché mai dovrei farmi sfruttare in Italia, quando, con buona pace di Ianna, a Mentone guadagno il doppio per lo stesso mestiere e a Montecarlo ancora di più? Perché fare l'insegnante a Varese, guadagnando fuori ruolo 1400 euro, quando a mezzora di strada, in Svizzera, ne guadagno 6000? E perché, in possesso di un Master, dovrei fare il ricercatore universitario a Milano, per 1200 euro coi quali neppure mi pago l'affitto, quando in Olanda, Danimarca, Israele, Canada, si attivano per offrirmi molto di più (Olanda: appartamento, 3500 euro, partecipazione a pubblicazioni e convegni, percentuale sui proventi delle ricerche, quando in Italia i baroni neppure mettono il tuo nome in calce alle pubblicazioni)?
Come l'eroina mise fine alle contestazioni di fine anni 60, oggi si usa la realtà virtuale per tenere a cuccia la gente. Ne inventano sempre una. Nel Candido di Voltaire, sul quale bisognerebbe giurare anziché su quel libraccio assemblato da seminalfabeti, la Bibbia, adottata, come il Corano, dagli idolatri di mezzo mondo, al termine di un excursus sugli ideali e sulle illusioni ottimistiche dell'umanità, si conclude che la cosa migliore da fare è "occuparsi del proprio giardino". Una conclusione che appare consolatoria, ma che è anche fondamentalmente disperante.

    edoardo777 L'usura è propria di tutti i lavori che sono lontani dalle aspirazioni, dai sogni e dalle inclinazioni dei cittadini che lavorano.

    Non sono convinto Edo, nel senso che io consideravo letteralmente le conseguenze dirette di un determinato lavoro escludendo esplicitamente la frustrazione di non sentirsi realizzati.

    In questo senso retribuire la gente per stare a casa non li porterà a dipingere o scrivere ma in larga parte ad ubriacarsi e picchiare le mogli. L’auto-realizzazione al vertice della piramide necessità di consapevolezza e riconoscimento sociale.

    Questo non per smentire la tua mirabile ricostruzione ma per rappresentare la complessità di modelli alternativi al capitalismo in merito al quale mi unisco con entusiasmo alla tua analisi sul fallimento delle pari opportunità in partenza, sempre meglio della frustrazione dittatoriale di qualsiasi opportunità (tolta quella di scalare la piramide burocratica per pochissimi) del socialismo reale.

    Come quasi sempre non ho risposte “pret a poter”… mi limito a constatare la crisi esistenziale del modello novecentesco occidentale senza alternative plausibili (a mio modo di vedere ndr)

      Criscitalebano Ianna ha detto stop, l'ultima volta che ha parlato di Genoa ci allenava Scoglio 😛 se dice che abbiamo toccato dolenti note, abbiamo toccato dolenti note.

        Zatopek

        Menin belino 😁 ha scritto bene Balbotin: 130 anni di fatiche alla Sisifo.

        Uno si fa imbertare da Mashiro 😁 e pensa di fare un anno tranquillo, dopo cinque minuti della prima in casa si rende conto che il masso è rotolato a valle ed averlo camallato in vetta è stato l’ennesimo sforzo inutile.

        In compenso si prova una certa gioia a camallare ma soprattutto nel rendersi conto di farlo in compagnia di un centinaio di migliaia di masochisti uguali a te. Ho letto di uno che si fa chiamare Zapotek 😁 una belina che levati 😁😁

        Dovremmo ottenere la pensione anticipata a 42 anni come ai bei tempi dalle parti di Avellino o Benevento… così continueremmo a camallare con la consolazione di essere camallati dai belinoni costretti a lavorare fino a 67;

        manco quello 😉

          mashiro non ho mai detto di chiudere Ot sarebbe un suicidio per me che mi nutro di ot🙂
          Mashi sono in debito con te per scrivere che non è vero che non parlo di Genoa.
          Da domani scorteccio parole e mi faccio un vademecum..
          Una delle ultime volte fui lapidato virtualmente dal Censore😁
          Fu apripista e altri ne seguirono e seguiranno 😘
          Edo domani mattina 435 mi leggo il tuo post intanto guarda sta belin di posta🙂
          Mi perdo Barbero e soprattutto Eziolino Capuano ma la sveglia per gli usuranti suona sempre alle 430.
          Notte Figgeu
          IannA

          • mashiro ha risposto a questo messaggio

            edoardo777
            Come sempre, politicamente parlando, la penso come te. Il lavoro svuotato di alcune sue componenti non diventa più tale e nemmeno valutabile. Lo youtuber che cita Mashi, è un semi-lavoratore nel senso vero di lavoratore. Ciò che ha creato o gli è stato possibile creare era a portata di intelligenza e acume. Ma non riesco a fare paragoni con i tuoi esempi di remunerazioni differenti tra Italia e altri paesi.

            4Mazzi
            Le mythe de Sisyphe - grande libro.

            Ho letto tante cose interessanti, alcune per me molto vicine a ciò che penso, alcune un po’ meno, voglio solo sfruttare ciò che diceva @mashiro riguardo alla casalinga di Voghera e Obama (avete letto la sua autobiografia? Vi invito a farlo nel caso) per fare un inciso.

            Occhio a solidarizzare col debole, col povero, con “l’oppresso” perché questo non è così tanto diverso nell’animo dal potente, ricco ed “oppressore”. Al giorno d’oggi, non esiste nessuna coscienza di classe (è mai esistita?), ci viene da empatizzare con l’oppresso, nulla di più umano che simpatizzare per il perdente della vita, ma non pensiate che l’oppresso in quanto tale sia eticamente migliore dell’oppressore, anzi, perché l’oppresso se ne avesse la possibilità si trasformerebbe in oppressore, della peggior specie aggiungo. Non esiste nessuna superiorità morale del popolo, della classe “lavoratrice” (sempre se vogliamo parlare in maniera vetusta). Esistono solo singoli individui che portano acqua al proprio mulino, a volte percorrono la strada al pozzo con altri e si fanno aiutare — o aiutano — a portare l’acqua, ma non per un senso del dovere superiore, un imperativo categorico (Kant quanti danni che hai fatto), ma soltanto per interessi particolari.

            E visto che ho tirato in ballo Kant, il dovere comportarsi secondo una morale superiore, il dover seguire un’etica. Devi essere un bravo cittadino, devi essere una brava persona, devi seguire un certo stile di vita, devi devi devi. Ma chi lo stabilisce? Perché? Perché annullare se stessi? Chi decide — ad eccezione delle leggi — qual è la giusta etica? Perché mi devo indignare se Carlos Sainz indossa un orologio da mezzo milione di euro, come dice la Ferrario (https://www.formulapassion.it/motorsport/formula-1/orologio-di-lusso-assurde-critiche-a-sainz-da-cruciani-e-ferrario-zanzara-richard-mille)? Perché Sainz non dovrebbe essere libero di indossare un orologio di sua proprietà? Perché qualcuno dovrebbe sentirsi offeso? Per quale motivo una persona deve sentirsi in dovere di rispettare una presunta morale superiore quando l’unico suo reale dovere è quello di rispettare la legge? E chi la stabilisce questa morale superiore? Su quali base? E se uno non concorda?

            Io sinceramente a volte sono abbastanza spaventato da questo, sarà il mio sentimento anarchico, ma vedo molto bene come stiamo andando sempre di più verso un mondo che si indigna e si offende per qualsiasi cosa e che pretende che le proprie istanze siano universali. Tu DEVI comportarti così perché lo diciamo noi e noi siamo nel giusto. Un approccio che a sinistra si vede tantissimo — ahimè — e che ha fortissimi connotati dogmatici-religiosi. La vita come una missione superiore, divina, la politica e l’etica che pervadono l’essere. Tutto prestato alla performance social, come se fosse un prodotto ed un palliativo per una vita insoddisfatta, per poi scadere infine nella più becera ipocrisia.

              Ianna eddai fammi pazziare. 🙂 sennò che gusto c'è. 😉

              • Ianna ha risposto a questo messaggio

                Sunnyboy253
                Caro Sunny, al tempo del fu Bertinotti questi venne linciato per i maglioncini di cachemire, le giacche firmate e i pantaloni di velluto. E si diceva comunista. Ovviamente ciò non gli portò fortuna.
                La morale, l'etica, non hanno ideologia è vero. Ciò detto credo che alla base vi siano un'educazione non solo familiare che contribuisce ad avere soggetti con uno spirito sano dove individualismo inevitabile si coniughi con un collettivismo, per così dire, inevitabile per il buon vivere. Le aspirazioni di ognuno possono essere spente in un solo istante, sappiamo bene da cosa. A cosa aspirare individualmente? Cosa si vuole essere? Quesiti non solo filosofici. Io credo ancora che la bontà abbia una tale forza di benessere che deve essere il motore trainante. Se il comunismo ha fallito di certo non ha vinto il capitalismo. Unica differenza che i poteri forti hanno scelto agevolmente il secondo per schiavizzare ad hoc gli esseri umani riempiendoli di ego.
                Una famosa meditatrice ingegnera indiana (Vimala Thakar) disse, negli anni '70 su richiesta di come mai l'uomo non fosse evoluto socialmente visti i problemi del tempo (che sono via via peggiorati), che probabilmente se in più di 3000anni di ricerche sociali di gestione il problema non era il sistema sociale ma il singolo individuo che viene allevato nella cultura egoica e materialista della vita

                edoardo777
                Applausi!
                Solo che leggere e risentire questi principi, concetti, ragionamenti, purtroppo così rari e poco “attuali”,(mi) fa bene, come respirare in una fresca mattina di tramontana!
                Grazie!❤️

                mashiro
                Ne hai facoltà in nome di Flavyn Mason e del Ragioniere Pizzaballa.
                Buona giornata a tutti.
                Statali usuranti e non 😁
                " Guai a solidarizzare con povero"mi ricorda una espressione di mio padre:
                "O'sazio nun crere o'riuno"
                E ancora mio padre mi viene in mente quando non era d accordo con me o mia madre, faceva un solo semplice gesto che da oggi,o da sette giorni fa, faccio mio a leggere qualcosa e qualcuno:
                Il gesto dell' ago e del filo all' altezza della bocca.
                Valeva più di cento parole e 10 post😁

                IannA

                  edoardo777
                  Rileggendo il tuo post 'illuminato' mi viene un commento. Non ho letto "Le Candide" di Voltaire, ma la parte che citi avrebbe un senso evolutivo se il proprio giardino avrebbe un senso intimistico. Perché è vero che per alcuni aspetti non si può essere collettivisti se prima non si cura il proprio sê non per egoismo ma per necessità. Non possiamo aiutare gli altri se prima non abbiamo curato noi stessi. Questa modalità sventra ogni ragionamento, ogni punto di vista, ogni conoscenza. Perché non ci vuole conoscenza o esperienza. Occorre sentirsi e capire se è il caso di operare in noi stessi o se abbiamo possibilità di poter espandere agli altri aiuto, sostegno o quant'altro. Quello che dice Sunnyboy potrebbe essere comprensibile anche se io non mi permetterei mai di imputare a Kant responsabilità non sue, così come non imputavo a Bertinotti colpe per indossare del cachemire.